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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

stretto a spostarsi a Torino per andare incontro a ospiti di riguardo: co-

sì era accaduto alla vigilia della sua morte a causa della venuta del papa,

e lo stesso si era verificato qualche anno prima al passaggio dell’impe-

ratore Sigismondo. Nulla indica tuttavia che questi disagi avessero con-

vinto il principe dell’opportunità di spostare la sua residenza: l’ipotesi

del Cognasso, secondo cui i lavori fatti eseguire da Ludovico al castello

di Torino preparavano il trasferimento della corte da Pinerolo, non ap-

pare suffragata dalle fonti, mentre è significativo che prima di istituire

lo Studio a Torino, dove risiedeva l’unico vescovo dei suoi stati e dove

potevano convenire più comodamente studenti e dottori dalle altre par-

ti d’Italia, il principe abbia seriamente discusso la possibilità di inse-

diarlo invece a Pinerolo

5

. Ma nel momento in cui il principato diveniva

parte integrante di un più ampio dominio cisalpino, con prospettive di

espansione rivolte soprattutto verso oriente, e aggregato a sua volta a

un’entità politica il cui centro di gravità si trovava al di là delle Alpi, la

posizione sfavorevole di Pinerolo era destinata ad apparire col tempo

sempre più evidente.

L’interrogativo circa la possibilità che Pinerolo conservasse la sua

centralità politica va scisso in realtà in due questioni distinte, riguar-

danti rispettivamente il suo ruolo di residenza principesca e quello di

centro amministrativo. Il primo soggiorno di Amedeo VIII nei suoi nuo-

vi domini, durato dai primi giorni di dicembre del 1418 alla fine di feb-

braio del 1419, non offrì indicazioni significative in merito al primo di-

lemma, dal momento che il duca dedicò quei mesi a visitare una per una

le città del principato, senza eleggere una residenza stabile; può appa-

rire tuttavia rilevante il fatto che i feudatari e le comunità piemontesi

abbiano prestato omaggio al nuovo signore a Torino, dove del resto il

capitano generale di Amedeo in Piemonte, Henri de Colombier, si era

installato subito dopo la morte del principe d’Acaia, provvedendo a con-

vocarvi i rappresentanti dei Tre Stati. Altrettanto significativo è il fat-

to che il duca, ritornato di là dai monti alla fine di febbraio, abbia ri-

cevuto nel luglio, a Thonon, gli «ambaxiatores Taurini et aliorum lo-

corum Pedemoncium», cui promise che «de brevi, Altissimo favente,

erit in Pedemoncium»: il ruolo predominante che Torino sembra aver

rivestito in questa ambasciata indica verosimilmente la volontà di co-

gliere l’occasione per stringere un rapporto privilegiato col duca, pre-

cedendo le altre comunità piemontesi.

5

cognasso

,

Storia di Torino

cit., p. 159;

a. m. nada patrone

,

Il Medioevo in Piemonte. Pote-

re, società e cultura materiale

, Torino 1986, p. 304.