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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

delegazione monferrina, scriveva al padre «quod i. d. princeps delibe-

ravit ire ad solatium et visitare dominas Cherii et Montiscalerii, et suum

Consilium hic dimittere, et quod me invitabat sui parte ut cum eo irem,

et meum Consilium […] hic dimitterem, ut ipsa Consilia inter se capita

sibi frangerent interim». Il viaggio di piacere si spinse poi fino a Pine-

rolo, e si protrasse fino al 23 dicembre, quando i due principi rientra-

rono a Torino per le feste. Si delinea qui, per la prima volta, un tratto

destinato a tornare frequentemente a galla anche in seguito: un’appa-

rente mancanza di entusiasmo dei principi sabaudi per il soggiorno to-

rinese, insufficiente a contrastare la vocazione della città al ruolo di cen-

tro politico del Piemonte, ma tale da indicare che quella vocazione non

derivava certo dalle sue attrattive come residenza principesca

14

.

La posizione eminente ormai raggiunta da Torino come centro del-

l’attività politico-amministrativa dei Savoia in Italia era destinata a ri-

cevere ben presto una conferma ufficiale. Sebbene dopo la partenza del

principe il Consiglio non si fosse mosso da Torino, dove nel corso del

1436 convocò a più riprese i Tre Stati, il comune di Pinerolo non ave-

va perduto la speranza di vederlo trasferirsi fra le sue mura, e in tal sen-

so si esprimeva una delibera del Consiglio pinerolese il 20 dicembre

1435, nella quale si valutava al tempo stesso la possibilità di chiedere

il trasferimento a Pinerolo dello Studio, allora residente a Savigliano.

Delusa in queste aspettative, Pinerolo volle far leva ancora una volta

sulle concessioni ottenute a suo tempo, e rivolse direttamente al duca,

nell’aprile 1436, la richiesta «de habendo Consilium cismontanum mo-

raturum in dicto loco Pynerolii»: si configurava così l’ultimo serio ten-

tativo di Pinerolo di riacquistare la propria preminenza politica fra le

comunità piemontesi. Ma la mossa sortì l’effetto contrario a quello spe-

rato: il 6 ottobre 1436, un editto di Ludovico ordinava che tanto il Con-

siglio cismontano quanto lo Studio avessero per sempre in futuro la pro-

pria residenza a Torino. In cambio di questa concessione, il comune di

Torino si impegnava a pagare ogni anno 500 fiorini al tesoriere dello

Studio, fino a quando il Consiglio avesse mantenuto la propria resi-

denza in città: segno evidente dell’importanza che anche Torino, al pa-

ri della rivale, riconosceva alla presenza di quell’organismo entro le sue

mura

15

.

14

f. gabotto

,

La politica di Amedeo VIII in Italia dal 1431 al 1435 nei documenti dell’Archi-

vio di Stato di Torino

, in «BSBS»,

xx

(1916), pp. 299-308;

tallone

,

Parlamento sabaudo

cit., III,

p. 115.

15

caffaro

,

Pineroliensia

cit., pp. 199 sg.;

HPM

,

Leges

, I, c. 466;

marini

,

Savoiardi e piemon-

tesi nel ducato sabaudo

cit., pp. 35 sg., 65;

vallauri

,

Storia delle Università degli Studi del Piemon-

te

cit., doc.

xix

.