

si un onere economico e mettendo a disposizione strutture edilizie e mez-
zi di sussistenza di fronte a cui centri come Chieri o Savigliano, di peso
demografico ed economico pari o superiore, si erano tirate indietro.
3.
Il consolidamento dell’egemonia torinese e la reazione delle altre
comunità piemontesi (1436-62).
Con l’editto del 6 ottobre 1436 la centralità politica di Torino nel
paese subalpino poteva considerarsi ufficialmente assicurata. Il gover-
no delle province cismontane, in assenza del principe, sarebbe d’ora in
poi passato necessariamente per Torino, che cominciava così ad acqui-
sire la fisionomia di una vera e propria capitale. Fra il 1436 e il 1459,
un’altra data cruciale, come vedremo, nella storia delle fortune torine-
si, oltre due terzi delle assemblee dei Tre Stati ebbero luogo a Torino,
mentre le rimanenti si distribuivano fra Moncalieri, Pinerolo, Vigone
ed altre località minori. Quanto il primato torinese fosse tuttavia anco-
ra precario, è dimostrato dalla facilità con cui esso era rimesso in di-
scussione ad ogni venuta del principe. Allorché questi e il suo consiglio
si trovavano al di qua delle Alpi, infatti, l’attività degli organismi am-
ministrativi ordinari era sospesa o almeno fortemente ridotta, sicché la
presenza fisica del principe entro le mura di qualsiasi città era sufficiente
a trasformarla
pro tempore
nel centro dell’amministrazione. È quel che
avvenne in occasione del secondo soggiorno di Ludovico in Piemonte:
passate le montagne nel novembre 1438, il principe si stabilì a Pinero-
lo e vi rimase, salvo un breve soggiorno a Savigliano, per tutto l’inver-
no, prima di ripassare le Alpi nell’aprile successivo; durante questi me-
si Pinerolo tornò ad essere a tutti gli effetti la capitale del paese, e il
Consiglio cismontano vi trasferì la sua sede per restare al fianco del prin-
cipe. Quando, qualche anno più tardi, l’aprirsi di nuove prospettive di
espansione nella pianura lombarda attirò nuovamente il duca in Pie-
monte, dove rimase dall’ottobre 1447 al maggio 1448 e poi di nuovo
dall’agosto 1448 fino almeno al dicembre 1449, spostandosi prevalen-
temente fra Torino, Pinerolo e Moncalieri, le notizie sull’attività del
Consiglio cismontano si fanno improvvisamente scarsissime: è probabi-
le che in presenza del duca le sue competenze confluissero in quelle del
Consiglio «cum domino residens», che quasi mai, a questa data, si riu-
niva in una località diversa da quella in cui si trovava il principe. Anche
le riunioni dei Tre Stati seguivano fedelmente, in queste occasioni, l’iti-
nerario del principe, e quasi soltanto a ciò è dovuto il fatto che in que-
gli anni non tutte le assemblee si siano tenute a Torino.
Torino e le comunità del Piemonte nel nuovo assetto del ducato sabaudo
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