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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
ti da queste ultime, e in particolare da quelle comprese nei confini del-
l’antico principato
18
.
Oltre a manifestarsi nella campagna per la perequazione, quel risen-
timento non rinunciava a porsi obiettivi più ambiziosi, come la sottra-
zione a Torino dello Studio e del Consiglio cismontano, senza lasciarsi
scoraggiare dal tono perentorio con cui il duca, nel 1436, vi aveva fis-
sato in perpetuo la sede di entrambi gli organismi. Quando lo Studio,
nel 1457, lasciò provvisoriamente Torino sotto la minaccia della peste,
rifugiandosi a Chieri, non solo quest’ultima città, ma Moncalieri e Ver-
celli si rivolsero al duca pregandolo di spostarne definitivamente la se-
de presso di loro; senza tuttavia incontrare alcun successo, poiché Lu-
dovico, come già in precedenti occasioni, ordinò a professori e studen-
ti di rientrare nella sede originaria. L’anno successivo, la venuta del duca
in Piemonte parve confermare il favore di cui godeva in quel momento
Torino: non solo infatti Ludovico fissò la sua residenza in città, ma vi
convocò a novembre gli Stati Generali dell’intero ducato, così che per
la prima volta i rappresentanti transalpini furono costretti a passare le
Alpi per riunirsi in assemblea alla presenza del duca. La convocazione
fu ripetuta, ancor sempre a Torino, nel gennaio e nell’agosto 1459, e fi-
no a quest’ultima data Ludovico continuò a risiedere in città: una si-
gnificativa inversione di tendenza rispetto al passato, trattandosi del
soggiorno più prolungato che un duca avesse mai compiuto in una loca-
lità piemontese
19
. Proprio allora, tuttavia, i privilegi di Torino corsero
il rischio più grave mai profilatosi fino a quel momento; un rischio che
non va forse drammatizzato, dato che come vedremo tutto si risolse con
un esborso di quattrini, ma che in ogni caso provocò ai governanti del-
la città qualche settimana di profonda inquietudine.
La minaccia veniva questa volta da parte di Moncalieri, e fu prece-
duta a breve distanza da uno di quei conflitti territoriali da cui i rap-
porti fra le due comunità erano periodicamente avvelenati: il 4 settem-
bre 1458 la credenza torinese prendeva provvedimenti «super iniuria et
violencia illata per illos de Montecalerio qui de facto plantaverunt fur-
chas super finibus Thaurini citra Sangonum vetus». Di lì a non molto
la sfida di Moncalieri si fece di gran lunga più ambiziosa, e quel ch’è
peggio, sebbene il duca risiedesse in quel momento a Torino, i Torine-
18
tallone
,
Parlamento sabaudo
cit., III, p. 433; IV, pp. 22, 36, 72;
marini
,
Savoiardi e pie-
montesi nel ducato sabaudo
cit., pp. 99 sgg.
19
Sulle vicende di questi anni cfr.
l. cibrario
,
Storia di Torino
, Torino 1855, p. 267;
cognasso
,
Storia di Torino
cit., p. 167;
tallone
,
Parlamento sabaudo
cit., III, p. 443 sgg.;
marini
,
Savoiardi
e piemontesi nel ducato sabaudo
cit., pp. 92-94, 104.