

si ne vennero a conoscenza con un certo ritardo. Il 18 dicembre, una
credenza visibilmente allarmata si riuniva per discutere «super avisa-
mento habito a magnifico domino canzelario atque aliis dominis de con-
silio super eo quod homines Montiscalerii nituntur ad se trahere et im-
petrare ab i. d. nostro duce Sabaudie Consilium cismontanum quod con-
suevit ressidere in Thaurino»: un trasferimento, si aggiungeva, che «si
fieret vel fieri pateretur et aliter non provideretur cederet in magnum
dapnum et verecundiam dicte comunitatis». Se l’avviso trasmesso dal
cancelliere e dai consiglieri ducali procedesse dai legami di solidarietà
che ormai andavano stringendosi fra il personale dell’amministrazione
ducale e l’oligarchia torinese, o non piuttosto da un preciso suggerimento
del duca, incline a tenere in allarme i Torinesi per alzare il prezzo che
Torino o Moncalieri, comunque si fosse risolta la questione, avrebbe do-
vuto in ogni caso sborsare, non è dato sapere; certo è che i Torinesi si
mossero con un certo ritardo, così che quando, il 5 gennaio 1459, la cre-
denza si riunì per prendere una decisione definitiva circa l’opportunità
di trattenere il Consiglio cismontano a Torino, appariva ormai necessa-
rio ai relatori sottolineare l’urgenza della cosa, «actento quod lictere iam
sunt concesse illis de Montecalerio». E infatti il 2 gennaio Ludovico ave-
va emanato lettere patenti in cui si stabiliva «quod Consilium cismon-
tanum quod residere consuevit in civitate Thaurini residere debeat in
villa Montiscallerii per quindecim annos continuos», e negli stessi gior-
ni la comunità moncalierese aveva versato per questo al tesoriere duca-
le la somma di 1200 fiorini
20
.
La via maestra per salvaguardare i privilegi di Torino, tuttavia, era
già stata chiaramente individuata, e dopo che, nella stessa seduta, fu
votato all’unanimità di compiere ogni sacrificio per trattenere il Con-
siglio, la trattativa col duca venne avviata assai rapidamente. Già il 9
gennaio i dottori in legge Giovanni de’ Grassi e Guglielmo di Sandi-
gliano venivano ad avvertire da parte del duca che il Consiglio cismon-
Torino e le comunità del Piemonte nel nuovo assetto del ducato sabaudo
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20
Cfr. il conto di tesoreria citato da
i. soffietti
,
Verbali del «Consilium cum domino residens»
del ducato di Savoia (1512-1532)
, Milano 1969, p.
xxii
in nota. Si noti che in questo conto le let-
tere ducali cui si fa riferimento risultano datate a Torino il 2 gennaio 1458, e su questa base il Sof-
fietti, e prima di lui
c. dionisotti
,
Storia della magistratura piemontese
, I, Torino 1881, p. 76, non-
ché sulla scorta di quest’ultimo
marini
,
Savoiardi e piemontesi nel ducato sabaudo
cit., p. 94, han-
no attribuito all’inizio del 1458 l’avvio della manovra moncalierese. In realtà si tratta senza alcun
dubbio di un errore di trascrizione, sia perché nel gennaio 1458 Ludovico non era ancora in Pie-
monte, sia perché in tutto il 1458, fino appunto al 18 dicembre, a Torino non si ebbe alcun sen-
tore di un decreto che avrebbe dovuto diventare esecutivo già nei primi giorni dell’anno. Del re-
sto anche il versamento di 1200 fiorini da parte di Moncalieri venne effettuato, come risulta dal
medesimo conto, nei primi giorni del 1459. Il verbale torinese del 5 gennaio 1459 è parzialmente
edito in
tallone
,
Parlamento sabaudo
cit., IV, p. 40 in nota.