Table of Contents Table of Contents
Previous Page  414 / 852 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 414 / 852 Next Page
Page Background

Anche sul piano più strettamente politico Torino appariva investita

a tutti gli effetti delle prerogative di una capitale, soprattutto nei mo-

menti in cui il duca era assente dal Piemonte e il Consiglio cismonta-

no, affiancato o meno da un governatore, agiva nel pieno delle sue com-

petenze di governo: allora, per mesi e anni consecutivi, ambasciatori

milanesi risiedevano stabilmente a Torino, a Torino si riunivano sen-

za eccezioni le assemblee dei Tre Stati, da Torino si prendevano di-

sposizioni per la difesa delle piazze, gli abboccamenti diplomatici, il

mantenimento dell’ordine pubblico in tutta la regione. In questi anni si

può affermare per la prima volta che chi controlla Torino controlla il

Piemonte; e tale consapevolezza detta le mosse di tutti coloro che at-

traverso i continui rivolgimenti dinastici aspirano a impadronirsi del po-

tere. Così, nel 1476, in occasione della nuova rivolta di Filippo Senza

Terra, la prima preoccupazione del principe ribelle è di marciare su To-

rino e prenderne il castello, costringendo alla sottomissione il Consiglio

cismontano; l’anno successivo, di ritorno in Italia, Iolanda punta a sua

volta su Torino e vi rimane finché la situazione non è di nuovo salda-

mente nelle sue mani; a Torino, negli anni particolarmente agitati se-

guiti alla morte della reggente, si insedia il vescovo di Ginevra Gian Lu-

dovico di Savoia, che aspira al governo dei domini cismontani, e da To-

rino lo caccerà, insediandovisi a sua volta, il duca Filiberto nel 1481.

Rovesciate le alleanze, l’anno successivo il duca conferisce proprio a

Gian Ludovico il governo del Piemonte, e questi si porta immediata-

mente a Torino, dove muore però di peste appena arrivato. Scomparso

poco dopo anche Filiberto, il nuovo duca Carlo, alla sua venuta in Ita-

lia nella primavera 1483, ha come prima meta Torino, anche se non può

restarvi a causa della peste; egualmente a Torino si porterà in tutta fret-

ta Bianca nel 1490, dopo la morte del marito, e lo stesso farà nel 1496

Filippo Senza Terra, finalmente asceso al ducato, bruciando letteral-

mente le tappe: poiché, ricevuta il 19 aprile presso Lione la notizia del-

la morte del duca, il 5 maggio era già a Torino, da dove non si sarebbe

più mosso per oltre un anno. E allo stesso modo suo figlio Filiberto, mor-

to il padre a Chambéry il 7 novembre 1497, già il 28 novembre faceva

il suo ingresso a Torino.

Col loro convergere sempre più frettoloso su una città divenuta evi-

dentemente la meta obbligatoria di ogni duca all’indomani della sua in-

vestitura, questi itinerari confermano la prevalenza strategica ormai con-

seguita dai domini cismontani su quelli oltremontani, e prefigurano gli

esiti, di cui ci occuperemo fra breve, per cui Torino già sotto Carlo II

comincerà ad assumere i tratti di capitale non più soltanto del paese su-

balpino, ma dell’intero ducato. Ben si comprende che da parte piemon-

Torino e le comunità del Piemonte nel nuovo assetto del ducato sabaudo

403