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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
feriorità di Torino rispetto a Vercelli, che nel 1428 era apparsa al se-
gretario ducale Guillaume Bolomier, giunto colà dopo esser passato per
Torino, città «grande et noutable et trop meilleure» ch’egli non avesse
creduto, e che ancora ai primi del Cinquecento un viaggiatore lombar-
do giudicava «città […] magior» di Torino e «assay grande»; per non
parlare di Mondovì, il solo centro piemontese che abbia conservato una
popolazione paragonabile a quella torinese, superiore cioè ai 10 000 abi-
tanti, ancora alla fine del Cinquecento
1
.
Tutto indica, insomma, che dal punto di vista demografico Torino
non godeva di alcuna preminenza rispetto alle altre città piemontesi, e
che il suo emergere come metropoli della regione nel corso del Cinque-
cento va considerato come una conseguenza, e non come una causa, del-
la sua centralità amministrativa. Più difficile, ovviamente, è confronta-
re il suo potenziale economico con quello degli altri centri; qualche in-
dicazione può tuttavia essere tratta dall’entità dei sussidi che la «patria
Pedemontana» era periodicamente chiamata a offrire al duca, anche se
in questo caso il confronto è possibile soltanto fra quattro città, Torino,
Pinerolo, Savigliano e Moncalieri: gli altri centri, infatti, pagavano il sus-
sidio in comune col proprio mandamento, ciò che rende improponibile
ogni comparazione. L’entità del sussidio non può naturalmente essere
considerata senz’altro proporzionale al peso economico di ciascuna città,
dal momento che il tasso spettante ad ognuna era il frutto di un nego-
ziato assai più che di una valutazione oggettiva delle rispettive capacità
contributive. E tuttavia si tratta in ogni caso di un dato indicativo, al-
meno approssimativamente, dell’importanza che ogni comunità rivesti-
va agli occhi del fisco ducale, in questa età in cui il bisogno di denaro da
parte del principe tendeva a crescere al di là di ogni controllo.
1
I dati relativi alla demografia delle città piemontesi sono tratti: per Torino e Savigliano, da
r. comba
,
Contadini, signori e mercanti nel Piemonte medievale
, Bari 1988, p. 75; per Pinerolo, da
c. patrucco
,
Censimenti pinerolesi dal sec.
XIV
al sec.
XX
, Pinerolo 1901; da
g. bertero
,
Strutture
urbane e rurali del Borgo di Pinerolo sulla base del catasto del 1428
, datt. presso il Dipartimento di
Storia dell’Università di Torino, Torino 1984, e da
c. rotelli
,
Una campagna medievale. Storia agra-
ria del Piemonte fra il 1250 e il 1450
, Torino 1973, p. 84; per Cuneo, da
s. mano
,
Gli Ordinati del
comune di Cuneo del 1431-32: popolamento e agricoltura nella prima metà del
xv
secolo
, datt. pres-
so il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Torino 1973, pp.
xii-xv
, e da
r. comba
,
La
popolazione in Piemonte sul finire del medioevo. Ricerche di demografia storica
, Torino 1977 (BSS,
199), pp. 50-53; per Moncalieri e Chieri, ancora da
rotelli
,
Una campagna medievale
cit., pp. 33,
335-44; da
h. g. koenigsberger
,
The Parliament of Piedmont during the Renaissance
, in «Recueil de
travaux d’histoire et de philologie de l’Université de Louvain»,
xlv
(1952), p. 90, e da
l. alle-
gra
,
La città verticale. Usurai, mercanti e tessitori nella Chieri del Cinquecento
, Milano 1987, pp. 19-
21; per Vercelli, da
l. cibrario
,
Memorie storiche
, Torino 1868, p. 96, e da
g. gasca queirazza
,
Notizie di Piemonte nell’itinerario di un anonimo lombardo del primo Cinquecento
, in «Studi Pie-
montesi»,
vi
(1977), p. 390. Per Mondovì e per i dati relativi al 1571 cfr.
g. levi
,
Come Torino
soffocò il Piemonte
, in
id.
,
Centro e periferia di uno stato assoluto
, Torino 1985, pp. 11-13.