

originarie, in modo da garantirne l’accesso da ogni lato e la transitabi-
lità all’interno; l’addossarsi di strutture precarie diventate stabili, oltre
a impedire l’utilizzo della costruzione, offendeva evidentemente il sen-
so estetico dei maggiorenti, poiché si auspicava l’intervento in modo che
la piazza ne risultasse abbellita. Le vicende dei decenni successivi mo-
strano che non fu possibile realizzare un provvedimento che andava con-
tro gli interessi di molti; anche altre iniziative, come limitare il prelie-
vo fiscale sulle abitazioni che erano state sottoposte a lavori di miglio-
ria, in considerazione del fatto che questi portavano vantaggio a tutta
la comunità, non diedero i frutti sperati. Quando il duca decise di in-
vestire su Torino, la città apparve ai suoi occhi come un centro urbano
dalle dimensioni ridotte, con un reticolo viario soffocato dagli edifici,
col manto stradale in pessime condizioni, le piazze occupate da portici
e strutture abusive, gli animali che transitavano anche nelle vie princi-
pali, molti tetti pericolosamente coperti di paglia e cumuli di rifiuti per
le strade.
«Ut c i v i t a s p r a ed i c t a f oe cund i o r e t ma g i s s ana
r edda t u r » : l e p r e s s i on i duc a l i pe r una s ede u r bana
decoros a .
Gli interessi della dinastia sabauda sulla città iniziarono a concre-
tizzarsi nel 1404, quando Ludovico d’Acaia vi fondò l’università, pre-
ferendo Torino a Pinerolo, dove non c’era la sede vescovile, per il con-
ferimento dei gradi accademici. I benefici della presenza dello Studio si
fecero sentire tuttavia solo alcuni decenni dopo: tanto tempo fu neces-
sario perché professori e studenti si stabilissero definitivamente a Tori-
no. Infatti, alle difficoltà iniziali di avviamento si aggiunsero problemi
finanziari del comune, che doveva assicurare lo stipendio dei professo-
ri e procurare i locali necessari, e la presenza endemica della peste; essi
provocarono lo spostamento dello Studio prima a Chieri, poi a Savi-
gliano
4
.
In quegli stessi anni d’altra parte aumentava il peso amministrativo
di Torino, dal momento che in città si riuniva sempre più frequente-
mente il Consiglio del principe di Piemonte, il più importante organo
amministrativo e giudiziario al di qua delle Alpi, che prese in seguito il
nome di Consiglio ducale cismontano. Dopo la morte del principe Ame-
La vita e le istituzioni culturali
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t. vallauri
,
Storia delle Università degli Studi del Piemonte
, I, Torino 1845 (ristampa ana-
statica Bologna 1979), pp. 56-77;
e. bellone
,
I primi decenni della Università a Torino: 1404-1436
,
in «Studi Piemontesi»,
xii
(1983), pp. 352-69.