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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
nella piazzetta davanti alla chiesa di San Benigno, mentre lo spazio già
occupato dalla
caligaria
risultava trasformato nel tratto della piazza do-
ve era collocata la berlina
9
.
Per quanto riguarda il divieto di tenere coperture in paglia, si trat-
tava di un provvedimento usuale nelle città medievali, volto a conte-
nere il pericolo di incendi. Anche in quest’ambito il consiglio comuna-
le aveva emanato più volte ingiunzioni che vietavano di accendere il
fuoco vicino ai tetti di paglia o ai pagliai, e che promuovevano la so-
stituzione delle coperture vegetali con tegole e coppi. Nel 1434 venne
deliberato un censimento di tutti gli edifici coperti di paglia situati
all’interno delle mura, dove quindi dovevano essere molto diffusi
10
. La
richiesta del Consiglio cismontano tuttavia era segno di un atteggia-
mento di intolleranza e fastidio dimostrato dai notabili forestieri per
tutti i tratti di vita legata alla campagna che si manifestavano in città.
Nel 1437 ad esempio i
domini de Consilio
avevano chiesto che le man-
drie condotte al pascolo non percorressero le vie principali e che i guar-
diani si astenessero dal suonare il corno per ammassarle: non si tolle-
rava che i bovini attraversassero le stesse strade frequentate dalle
per-
sone noctabiles
.
In questo modo di sentire è da inquadrare un progetto più ampio
di deruralizzazione del centro urbano, che prevedeva di relegare oltre
la cinta muraria le costruzioni meno dignitose. Per la sua attuazione il
duca e il comune ottennero, tra l’altro, da papa Pio II facilitazioni per
costruire nei vastissimi terreni ecclesiastici situati fuori le mura dei
sobborghi dove spostare le abitazioni rurali e le stalle, in modo da al-
lontanarle dalle case dei cittadini. Un’altra bolla papale, di due anni
precedente, determinava condizioni favorevoli al processo di rinnova-
mento architettonico: si concedeva infatti una proroga alla riscossione
dei canoni delle case di proprietà ecclesiastica situate all’interno della
città in modo che gli affittuari che lo desideravano potessero apporta-
re migliorie architettoniche agli edifici, così che la città ne risultasse
abbellita sia nelle strade sia nelle strutture abitative
11
. Le classi più ab-
bienti dunque dovevano aver risposto finalmente in modo positivo al-
le sollecitazioni ducali, facendo proprio il modello di una città più de-
corosa.
9
ead.
,
Torino bassomedievale: l’affermazione della sede comunale in un tessuto urbano in evolu-
zione
, in
Il Palazzo di Città a Torino
, I, Torino 1987, pp. 32-36
10
varetto
,
Il paesaggio urbano di Torino
cit., pp. 369-70.
11
comba
,
Lo spazio vissuto
cit., pp. 18-20.