

Nel 1462 intanto era stata disciplinata la disposizione dei vendito-
ri nella piazza del mercato, che era stata di recente allargata e sgom-
berata dalle strutture abusive: la piazzetta di San Benigno veniva de-
stinata alla macelleria minuta, mentre i venditori di caldarroste dove-
vano stare davanti al macello pubblico per non creare impedimento e
fumi fastidiosi. I panettieri dovevano esercitare nella piazza davanti
alle case di Antonio Scrivandi e Guglielmo Mazochi e i rivenditori di
burro e formaggio non dovevano tenere i banchi al di fuori dei porti-
ci della piazza, che veniva destinata ai forestieri a norma di capitoli re-
datti appositamente
22
. Qualche tempo dopo si decise di far pagare un
affitto alle
banche
situate nella piazza e lungo i portici circostanti sul
suolo della comunità, e nel 1486 si potevano tenere in questi luoghi or-
mai solamente i banchi gestiti dal massaro e contrassegnati col segno
del comune.
Il rilevamento dei beni del 1488 accertò la presenza all’interno del-
la città di almeno 87 botteghe, che si addensavano sempre più fitte nel
quartiere di Porta Doranea, dove se ne contarono addirittura 38 nella
parrocchia di San Silvestro. Tuttavia si hanno anche le prime testimo-
nianze di una dispersione degli annessi destinati alla vendita, poiché ven-
nero registrate anche due botteghe in aree periferiche, nella parrocchia
di Sant’Andrea in Porta Pusterla e in quella di San Tommaso in Porta
Marmorea.
Tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento le cellule commerciali
continuarono a diffondersi lungo le strade principali, tanto che si giun-
se a disciplinare, nel 1511, la tipologia dei banchi e delle «pantalere»
(tettoie aggettanti di protezione) situati lungo la strada tra Porta Segu-
sina e il castello, dove tradizionalmente erano vietati, e nella strada del-
l’albergo delle Chiavi tra l’albergo della Corona e il canale della strada
pubblica, cioè il tratto dell’attuale via Porta Palatina tra largo Quattro
Marzo e via Garibaldi. Lungo queste strade e lungo la piazza i banchi
non dovevano eccedere una certa misura e le pantalere potevano essere
solo di tela, alzabili e abbassabili secondo le necessità
23
.
Lo stesso comune sfruttò e cercò di migliorare il proprio patrimonio
immobiliare a destinazione commerciale. In seguito all’acquisto del pa-
lazzo Scrivandi e alla costruzione del nuovo palazzo comunale, si man-
tennero le botteghe al piano terreno, già esistenti sotto i portici del pre-
cedente edificio, e i relativi banchi affacciati sulla piazza, la cui loca-
La vita e le istituzioni culturali
595
22
varetto
,
Il paesaggio urbano di Torino
cit., pp. 371-72.
23
ASCT,
Ordinati
, 92, c. 18
r
(10 aprile 1511).