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te, come punto di riferimento di un ambito regionale, venne dunque

sancito proprio nel 1436 e presto andò concretizzandosi in varie forme,

per consolidarsi di fatto circa vent’anni più tardi, quando alla stabiliz-

zazione della residenza dello Studio si affiancò l’insediamento definiti-

vo del Consiglio ducale cismontano, l’organo amministrativo e giudi-

ziario più importante per i territori sabaudi al di qua delle Alpi. Questa

evoluzione mutò profondamente il ruolo di Torino e ne condizionò il

futuro, contribuendo a trasformare l’intera realtà urbana e modifican-

do anche la composizione sociale di un centro demico che era avviato a

diventare in prevalenza sede di funzionari e professionisti dell’ammini-

strazione, con un’ampia forza di attrazione

34

.

Mentre la città andava affermando la propria supremazia politico-

istituzionale e anche culturale all’interno del principato sabaudo, l’uni-

versità poté godere di un periodo di relativa stabilità. L’ordinamento

degli studi rimase comunque pressoché invariato fin oltre la metà del

Cinquecento, in quanto le disposizioni sabaude successive alla normati-

va del 1436 si limitarono sostanzialmente a confermarla, mentre gli in-

terventi principeschi e comunali in materia continuavano ad essere an-

cora parziali.

L’istituzione universitaria, nel cui ambito si formavano soprattutto

esperti di diritto da impiegare nell’apparato di governo, si affermò quin-

di – tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Quaranta del Quattro-

cento – quale organismo di forza del potere centrale. Emanando una se-

rie di provvedimenti e trasferendo sul bilancio statale una quota delle

spese di funzionamento dello Studio, i Savoia ne avevano affermato

completamente il controllo. L’intervento ducale, più o meno diretto, ri-

guardava in realtà non solo questioni di natura eminentemente ammi-

nistrativa, ma in parte anche l’attività didattica: il consiglio dei rifor-

matori, il principale organo di governo dell’università, era di fatto una

creatura del duca e – come si è visto – i suoi compiti includevano anche

la scelta del corpo docente e persino il piano delle lezioni. La città avreb-

be dovuto tuttavia mettere annualmente a disposizione una somma non

irrilevante (passata nel frattempo da 400 a 500 fiorini), continuando a

provvedere non solo alle eventuali spese straordinarie, ma anche a quel-

le per i locali e le attrezzature. Nel 1441 venne abolita la gabella sul sa-

La vita e le istituzioni culturali

601

34

Cfr. in proposito

g. castelnuovo

,

Principi e città negli Stati sabaudi

, in

s. gensini

(a cura di),

Principi e città alla fine del Medioevo

(Atti del Convegno di San Miniato, 20-23 ottobre 1994), Pi-

sa 1996, pp. 73-93. Sui professionisti al servizio del principe, con particolare riferimento all’am-

bito savoiardo nel secondo Quattrocento, si veda

id

.,

Quels offices, quels officiers? L’administration

en Savoie au milieu du

xv

e

siècle

, in «Etudes Savoisiennes. Revue d’histoire et d’archéologie»,

ii

(1993), pp. 5 sgg.