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cipali difficoltà derivavano dalla carenza di alloggi e in particolare dal-

l’elevato costo dei canoni d’affitto, nonostante i ripetuti interventi

dell’amministrazione torinese che, fin dall’inizio, si occupò del pro-

blema degli alloggi per gli studenti: se nel secondo decennio di funzio-

namento si giudicava sufficiente una ventina di case per ospitare una

quantità di studenti forestieri non eccessiva, con il passare del tempo

il problema si fece più acuto, tanto che nei suoi provvedimenti del 1436

il duca stabilì che venisse costituita una commissione composta da uno

o due rappresentanti della città e altrettanti dell’università per reperi-

re abitazioni libere, idonee ad alloggiare dottori e studenti, fissando il

congruo prezzo della pigione; ancora nel 1452 il consiglio comunale ri-

chiese al duca la concessione di privilegi per poter disporre di case ad

equo canone. In certi momenti il problema ebbe riflessi anche sulla co-

munità ebraica, comportando lo sfratto dei

perfidi Judei

per liberare gli

alloggi da destinare agli universitari

49

, situazione che peraltro era già

prefigurata nelle lettere patenti del 1436. A Torino d’altronde non si

poteva contare su quei centri di ospitalità, che in altre città universi-

tarie (soprattutto fuori d’Italia) contribuivano in modo assai più signi-

ficativo a soccorrere gli scolari bisognosi: il piccolo collegio de Grassis,

detto «Sapiencia pauperum scolarium», fondato nel 1457 da un do-

cente di diritto canonico di origine pavese che gli diede il nome, pote-

va alloggiare e mantenere al massimo quattro studenti del corso di leg-

ge, mentre rimase un’idea mai realizzata il convitto per ventiquattro

universitari, che aveva progettato nel 1482 papa Sisto IV della Rove-

re,uomo di cultura molto legato all’ambiente universitario padovano,

la cui famiglia – per sua stessa affermazione – vantava remotissime ori-

gini torinesi

50

.

La cittadinanza e l’amministrazione mostravano atteggiamenti con-

trastanti nei confronti dell’università, avvertita alternativamente come

importante risorsa da valorizzare oppure come una realtà relativamen-

te marginale, quando non addirittura, per certi versi, scomoda. La po-

polazione studentesca, esigente e vivace, era considerata da molti come

una minaccia per il quieto e normale svolgersi della vita cittadina. Il di-

lagare della violenza, che spesso vedeva come protagonisti gli stessi sco-

lari, ostacolava il processo di integrazione dello Studio con la città, per

La vita e le istituzioni culturali

607

49

ASCT,

Ordinati

, 71, f. 36

r

(verbale del 13 settembre 1446).

50

La carta di fondazione del collegio Grassi e il breve di papa Sisto IV sono pubblicati in

val-

lauri

,

Storia delle Università degli Studi del Piemonte

cit., pp. 318-26, docc.

xxvii

,

xxviii

. In gene-

rale sui collegi universitari, tra medioevo ed età moderna, si veda

d. maffei

e

h. de ridder-sy-

moens

(a cura di),

I collegi universitari in Europa tra il

xiv

e il

xvii

secolo

, Milano 1991.