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Cresceva nel frattempo la considerazione complessiva del mestiere di

maestro, cui inevitabilmente si accompagnava un incremento delle retri-

buzioni e soprattutto una maggiore regolarità nei pagamenti; in area to-

rinese gli aumenti salariali più significativi (non sappiamo quanto deter-

minati da eventuali spinte inflazionistiche) si verificarono tra gli anni

Cinquanta e Sessanta del

xv

secolo, proprio quando la situazione finan-

ziaria dei maestri dovette raggiungere livelli senza precedenti, se il «rec-

tor scolarum» Manuele de la Capella poté concedere alla città un’aper-

tura di credito; e anche successivamente troviamo qualche altro maestro

pubblico fra coloro che accordano mutui all’amministrazione comunale

63

.

Non è noto se contestualmente fosse invalso l’uso di richiedere agli in-

segnanti una più adeguata preparazione culturale; non risulta comunque

che quelli torinesi fossero più qualificati e nel complesso meglio retribuiti

che in altre località piemontesi di una certa importanza, dove peraltro in

qualche caso erano stati frattanto introdotti esami attitudinali o criteri

di verifica dell’attività didattica

64

. In ogni caso agli insegnanti attivi in

Torino si aprivano molteplici e più varie soluzioni professionali per in-

tegrare la funzione docente. Emblematico quanto singolare è l’esempio

di Giorgio Carraria: responsabile delle scuole torinesi per un certo pe-

riodo negli anni Ottanta del

xv

secolo, grazie anche ad appoggi influen-

ti, si trasferì poi a Pinerolo e nuovamente a Torino nel primo Cinque-

cento; oltre a prestare servizio come maestro pubblico, fu precettore pri-

vato ed è ricordato pure come poeta, commentatore di testi e correttore

di bozze per il tipografo torinese Silva; negli anni Trenta concluse infi-

ne la propria carriera come docente di retorica all’università

65

.

Al t r i cent r i d i i ns egnamento .

La politica di «dirigismo scolastico» condotta dalla città di Torino,

come dalla maggior parte delle località piemontesi, limitava inevitabil-

mente le iniziative autonome nel campo dell’insegnamento. Non a caso

sono praticamente inesistenti le testimonianze sui luoghi e sui modi di

La vita e le istituzioni culturali

613

63

Il contratto di ferma stipulato con il maestro Manuele de la Capella nel 1452 prevedeva un

compenso di 90 fiorini all’anno, mentre quello che gli attribuiva la riconferma nel servizio pub-

blico, in data 10 aprile 1460, già fissava il salario a 150 fiorini (ASCT,

Ordinati

, 75, f. 195

v

, ver-

bale del 13 giugno 1452; 77, f. 164

r

, verbale del 10 aprile 1460; ASCT,

Liber rationum

cit., ff. 2

v

,

12

r

, 1462). Per un’epoca più tarda si veda ad esempio ASCT,

Ordinati

, 94, f. 21

r

(verbale del 31

luglio 1514).

64

Cfr.

nada patrone

,

«Super providendo bonum et sufficientem magistrum scholarum»

cit.,

pp. 62 sg.

65

Sulla figura di questo maestro cfr.

gabotto

,

Dizionario dei maestri di grammatica

cit.,

pp. 303 sg.