

Un altro grave problema che preoccupava le autorità cittadine in re-
lazione alla presenza dello Studio derivava dalla difficoltà di regola-
mentarne l’attività didattica, al fine di ottenere una qualità dell’inse-
gnamento adeguata all’impegno finanziario sostenuto. Sembra fossero
relativamente frequenti i fenomeni di assenteismo da parte dei profes-
sori, soprattutto dei medici che ritenevano inadeguati i loro compen-
si. Del resto le retribuzioni erano stabilite in base a trattativa privata
e variavano di molto secondo l’insegnamento impartito (mediamente i
compensi dei giuristi erano più elevati), il prestigio e quindi il potere
contrattuale del singolo docente. Inoltre gli emolumenti erano spesso
versati con notevole ritardo, tanto da giustificare, da un lato, l’inter-
vento ducale per sollecitarne il pagamento e da scagionare, dall’altro,
coloro che tendevano a privilegiare l’esercizio della libera professione,
indubbiamente più remunerativa, trascurando l’attività di insegna-
mento, oppure delegandola ad anonimi sostituti. Non a caso i profes-
sori universitari seguitarono ad avanzare ripetute richieste di adegua-
menti salariali
52
.
La s cuo l a d i gr amma t i ca .
L’insegnamento elementare e «medio» a Torino non risulta integra-
to nel quadro normativo e organizzativo dello
Studium
, come accadeva
invece in altre città (Roma, Siena), dove l’organizzazione universitaria
inquadrava l’intero sistema scolastico. Il problema del rapporto tra uni-
versità e altri livelli di istruzione rientra tra gli interessi più recenti de-
gli studiosi del settore
53
, ma in realtà per l’ambito torinese esso ancora
non è stato oggetto di indagine, anche perché i dati al riguardo sono di
fatto inesistenti. È evidente che – dal punto di vista culturale – le rela-
zioni tra la scuola municipale di base e secondaria, da un lato, e lo Stu-
dio, dall’altro, dovevano essere assai strette, dal momento che le prime
fornivano la preparazione per l’accesso alla seconda. Tuttavia in qual-
che caso si ha persino l’impressione che l’istruzione letteraria impartita
presso la scuola di grammatica avesse prospettive ben più ambiziose del-
La vita e le istituzioni culturali
609
52
ASCT,
Ordinati
, 88, ff. 43
r
, 56
r
(verbali del 23 luglio e 7 settembre 1507); 97, f. 53
v
(ver-
bale del 29 ottobre 1518).
53
Si rinvia in particolare ai saggi della
frova
,
Le istituzioni scolastiche
cit., specialmente pp.
287 sgg. ed
ead
.,
Le scuole municipali all’epoca delle università
, in
o. weijers
(a cura di),
Vocabu-
laire des écoles et des méthodes d’enseignement au moyen âge
(Actes du colloque de Rome, 21-22 oc-
tobre 1989), Turnhout 1992, pp. 177-90; cfr. anche
petti balbi
,
Le università medievali
cit., spe-
cialmente pp. 595 sg., dove si rileva come la scuola di grammatica, ovviamente al suo livello più
avanzato di scuola secondaria, si differenziasse dall’università «non per le materie insegnate o per
il metodo, ma per l’impossibilità di conferire il titolo di maestro».