Table of Contents Table of Contents
Previous Page  614 / 852 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 614 / 852 Next Page
Page Background

608

Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

cui la convivenza dei gruppi studenteschi con i cittadini non era quasi

mai pacifica. Non a caso fin dai tempi di Savigliano doveva essere ap-

plicata la regola di nominare ogni anno una commissione di sorveglian-

za composta da due esponenti dell’università (un dottore e uno scolaro)

e da due rappresentanti della comunità, con lo scopo di sedare le di-

scordie e limitare gli scandali. Le proteste degli universitari vertevano

principalmente sulle precarie condizioni di vita, determinate non solo

dal problema della casa, ma anche dalla carenza di generi di prima ne-

cessità, tanto più che le autorità locali tendevano a disattendere i tradi-

zionali privilegi fiscali sull’importazione di derrate alimentari, in primo

luogo l’esenzione dal dazio sul vino.

La turbolenza dei gruppi studenteschi si manifestava anche nelle ten-

sioni tra le varie componenti universitarie, in particolare tra citramon-

tani e ultramontani, con una evidente insofferenza nei confronti degli

stranieri: i contrasti tra piemontesi e savoiardi, che avevano indubbia-

mente una significativa connotazione politica, negli ultimi anni del

Quattrocento sfociarono più che mai in risse, tumulti e atti di vandali-

smo, obbligando le autorità cittadine a rafforzare la sorveglianza per di-

sciplinare il comportamento degli studenti, prima con l’istituzione di

speciali squadre di vigilanza per ciascun quartiere cittadino, poi con il

potenziamento degli stessi corpi di guardia. Nelle città del basso me-

dioevo peraltro disordini, scandali e manifestazioni di violenza orga-

nizzata erano determinati assai frequentemente proprio dalle intempe-

ranze di bande giovanili, composte soprattutto da studenti. La docu-

mentazione torinese non è particolarmente ricca di notazioni di costume

sulla vita degli scolari, ma è evidente che la loro esuberanza sessuale

preoccupava da sempre il ceto dirigente, se – fin dal 1412 – fu avanza-

ta la proposta di costituire un bordello municipale inteso come servizio

sociale, per ovviare ai problemi di ordine pubblico, correlati in modo

esplicito alle esigenze della popolazione studentesca; tuttavia la discus-

sione sulla ubicazione e sulla gestione del postribolo si protrasse per qual-

che decennio e ad una soluzione pressoché definitiva si giunse solo ne-

gli anni Quaranta, quando si deliberò di appaltarne la conduzione al mi-

glior offerente

51

.

51

ASCT,

Ordinati

, 53, f. 42

r

(verbale dell’8 maggio 1412); si veda anche ASCT, Carte Sciol-

te, n. 4828 (1444-54); cfr.

r. comba

,

«Apetitus libidinis coherceatur». Strutture demografiche, reati

sessuali e disciplina dei comportamenti nel Piemonte tardomedievale

, in «Studi Storici»,

xxvii

(1986),

specialmente pp. 568 sgg. In generale sul problema della regolamentazione dell’attività di mere-

tricio, negli ultimi secoli del medioevo, si veda

m. s. mazzi

,

«Un dilettoso luogo». L’organizzazio-

ne della prostituzione nel tardo medioevo

, in

Città e servizi sociali nell’Italia dei secoli

xii-xv

(Atti del

XII Convegno Internazionale di studio a cura del Centro Italiano di studi di storia e d’arte, Pi-

stoia 9-12 ottobre 1987), Pistoia 1990, pp. 465-80.