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te se nel primo periodo le lezioni si tenevano in locali diversi presi in af-

fitto, fin dagli anni Quaranta si era ormai raggiunta una soluzione che

garantiva un miglior funzionamento dei corsi: le attività dello Studio fu-

rono concentrate in una sede unica, all’interno di un edifico apposita-

mente acquisito a spese dell’amministrazione comunale; lo stabile, che

ospitava a livello strada alcune botteghe, era ubicato nel centro della

città, non lontano dal palazzo del comune, precisamente nel quartiere

di Porta Nuova, che – secondo la ripartizione topografica tardomedie-

vale – corrispondeva alla zona urbana sud-occidentale.

Intorno alla metà dello stesso secolo si erano andati organizzando an-

che i collegi dei dottori, cui aderivano i laureati, di solito residenti in

città, che – pur senza svolgere necessariamente la funzione docente –

avevano comunque un legame ufficiale con lo Studio e precise attribu-

zioni accademiche, in quanto partecipavano di diritto alle commissioni

per l’assegnazione della licenza e del dottorato. Il radicamento dell’isti-

tuzione universitaria nella società urbana si esprimeva dunque, anche a

Torino come in altre situazioni, attraverso il sistema di reclutamento nei

collegi dottorali, che tendevano a chiudersi ai forestieri in difesa degli

interessi delle famiglie cittadine

36

. Il collegio dei teologi fu il primo ad

essere ufficialmente riconosciuto, forse già nel 1436, ottenendo l’ap-

provazione di una propria normativa statutaria

37

; seguì nel 1448 quello

di arti e medicina e infine nel 1452 fu la volta dei giuristi. Gli statuti

dei collegi torinesi costituiscono di fatto i regolamenti dell’insegnamento

universitario, validi almeno sino all’età di Emanuele Filiberto; essi in-

fatti regolamentano l’organizzazione degli studi e soprattutto l’attività

didattica (durata dei corsi,

curricula

, numero e incarichi dei docenti ai

vari livelli, testi), stabilendo anche le modalità per il conferimento dei

gradi accademici

38

.

Un altro elemento che dimostra la vitalità dello Studio a partire dai

decenni centrali del

xv

secolo è una certa concentrazione di «attestati

La vita e le istituzioni culturali

603

36

Cfr.

c. frova

,

Le istituzioni scolastiche

, in

s. gensini

(a cura di),

Le Italie del tardo medioe-

vo

, Pisa 1990, specialmente pp. 282-83.

37

Sull’aggregazione degli

Studia

conventuali alle università come facoltà teologiche, a partire

dal

xiv

secolo, cfr.

g. petti balbi

,

Le università medievali

, in

m. firpo

e

n. tranfaglia

(a cura di),

La storia. I grandi problemi dal Medioevo all’Età Contemporanea

, I.

Il Medioevo

,

i

.

I quadri generali

,

Torino 1988, pp. 591, 597; cfr. anche

j. verger

,

«Studia» et universités

, in

Le scuole degli ordini

mendicanti

cit., pp. 173-203.

38

Per una più ampia informazione sui collegi dei dottori nel Piemonte tardomedievale cfr.

i.

naso

,

Il collegio dei medici di Novara negli ultimi anni del Quattrocento. Contributo allo studio dei

gruppi professionali al termine del medioevo

, in

Studi di storia medioevale e diplomatica

, Milano 1979,

pp. 265-361;

ead

.,

Medici e strutture sanitarie nella società tardo-medievale. Il Piemonte dei secoli

xiv

e

xv

, Milano 1982, in particolare pp. 87-88 e la bibliografia citata alle note corrispondenti.