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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

professori in una località che era apparsa subito inadeguata a quel ruo-

lo, sia economicamente sia per i suoi connotati urbanistici. Le insisten-

ti reazioni della popolazione locale, che percepiva l’università come un

organismo estraneo alla preesistente compagine sociale, accanto alle cro-

niche difficoltà di ordine finanziario, ne agevolarono perciò il ritorno

nella sede primitiva, dopo un solo biennio, allorché Ludovico di Savoia,

successore di Amedeo VIII, dettò nuovi ordinamenti che segnarono un

ulteriore passo avanti verso il completo controllo sull’istituzione da par-

te del governo sabaudo.

Una «un i ve r s i t à d i St a to».

Le lettere patenti del 6 ottobre 1436, mentre sancivano il ritorno

dello Studio a Torino, ne regolamentavano molto minuziosamente ogni

aspetto di natura amministrativa e confermavano fra l’altro l’organiz-

zazione dell’attività didattica secondo la consueta partizione nei grandi

ambiti disciplinari di arti e medicina, legge, teologia, con un evidente

potenziamento e una maggiore articolazione delle cattedre di diritto, ca-

nonico e soprattutto civile

32

. D’altra parte le trasformazioni introdotte

nell’amministrazione dello Stato esigevano una più approfondita pre-

parazione giuridica del personale «burocratico», con una professiona-

lità più solida per l’accesso alle cariche nei consigli del governo centra-

le. L’entrata in vigore della nuova legislazione del ducato, che prevede-

va un più ampio coinvolgimento di funzionari competenti e muniti di

titolo accademico, offriva a sua volta ai laureati prospettive migliori di

sistemazione e carriera nell’apparato statale, mentre la presenza dell’uni-

versità

in loco

avrebbe dovuto agevolare la formazione di un ceto poli-

tico piemontese

33

.

In quegli anni del resto i Savoia stavano candidando Torino a dive-

nire il principale polo coordinatore dei loro territori piemontesi e la pre-

senza dello Studio doveva indubbiamente contribuire ad accreditarla

come il centro più idoneo ad imporre la sua funzione di capoluogo su-

balpino. Il principio della preminenza della città sul resto del Piemon-

32

Per il testo delle patenti ducali si rinvia a

vallauri

,

Storia delle Università degli Studi del Pie-

monte

cit., pp. 286-98; cfr.

a. m. nada patrone

,

Il Medioevo in Piemonte. Potere, società e cultura

materiale

, Torino 1986, pp. 308-10.

33

Sulla larga presenza di giuristi tra i professionisti dell’amministrazione sabauda, soprattut-

to nel

xv

secolo, si veda

c. dionisotti

,

Storia della magistratura piemontese

, I, Torino 1881, spe-

cialmente pp. 56-80. Inoltre per la significativa rappresentanza, tra gli iscritti a catasto, di intel-

lettuali che, nel primo Cinquecento, detenevano incarichi politici cfr.

bonardi

,

L’uso sociale dello

spazio urbano

cit., specialmente pp. 186 sg.