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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
zione forniva una fonte di reddito non indifferente; sotto la torre co-
munale vi era una casa pubblica con quattro botteghe che venivano af-
fittate all’incanto ogni quattro anni
24
.
Nel 1523 il tessuto commerciale contava ormai 228 esercizi, diffu-
si per la maggior parte dalla piazza del mercato verso il castello di Por-
ta Fibellona e il duomo, come mostra l’aumento di
apoteche
registrate
nelle parrocchie di Santa Maria del duomo e di San Giovanni Battista.
Si confermava tuttavia la tendenza a una leggera dispersione dei pun-
ti di vendita, poiché veniva registrata nuovamente qualche cellula com-
merciale nelle parrocchie di San Tommaso, San Giacomo e San Dal-
mazzo
25
.
Anche per le case dotate di bottega si può rilevare un fenomeno di
ingrossazione che portò alla creazione di edifici sempre più ampi ed im-
ponenti. Nei consegnamenti catastali della prima metà del Quattrocen-
to sono molto diffuse le case dotate di due botteghe, tanto che si può
pensare all’esistenza di una tipologia definita, che faceva riferimento a
un parcellare abbastanza regolare. Già nel 1464 si trovavano però case
con quattro botteghe. Dagli anni Ottanta del Quattrocento gli immo-
bili stimati di maggior valore ai fini fiscali furono invece, invariabil-
mente, edifici dotati di molti annessi per la vendita, come una casa con
sei botteghe del nobile Michele Ruscazio, segretario ducale, o le due ca-
se contigue con cinque botteghe dei nobili Bellenda. Queste grandi pro-
prietà erano infatti spesso il risultato di un accorpamento immobiliare,
come appare chiaro tra l’altro dalla definizione di «corpus domorum»
con cui il nobile Antonio Bechi registrava nel 1523 un suo stabile com-
prendente otto botteghe, situato nelle parrocchie di San Silvestro e San
Simone e Giuda nei pressi del mercato
26
.
Il sempre maggiore ruolo politico della città influì sul volume di per-
sone che ruotavano intorno a Torino per motivi di studio, per svolgere
pratiche amministrative, per consultare i tribunali e per curare i propri
affari. È ovvio quindi che vi fu un rafforzamento delle strutture per l’ac-
coglienza dei forestieri, sempre più numerosi. Nel 1445 venivano iscrit-
ti a catasto solamente due alberghi, ma nel 1464 essi risultavano essere
già sei, distribuiti lungo la strada pubblica e nella zona dei mercati. Ne-
gli anni Ottanta vennero aperti almeno altri quattro alberghi nei pressi
della piazza di città, dove evidentemente si concentravano gli interessi
24
benedetto
,
Problemi finanziari
cit., p. 56; ASCT,
Ordinati
, 98, c. 14
r
(4 giugno 1519).
25
a. cavallari murat
(a cura di),
Forma urbana ed architettura nella Torino barocca
, I, Tori-
no 1968,
i
, p. 475, tab. 128.
26
bonardi
,
L’uso sociale dello spazio urbano
cit., pp. 196-98.