

sovvenzione comunale se volevano far pavimentare davanti alle loro ca-
se. Si decise inoltre che la piazza del mercato fosse lastricata di matto-
ni ben cotti intorno al pozzo e per il resto di pietre grosse, piane e qua-
drate. I lavori non furono però realizzati in breve tempo, poiché anco-
ra nel 1453 vi erano lastricatori in città e si deliberava di pavimentare
anche la
platea caligarie
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.
Il rifacimento del manto stradale non venne giudicato sufficiente:
negli anni immediatamente successivi al 1436 il Consiglio ducale ci-
smontano emanò una serie di ingiunzioni volte a ottenere la riqualifi-
cazione degli spazi pubblici centrali, tramite l’allargamento della piaz-
za di città, lo spostamento dei macelli e l’abbattimento delle strutture
ingombranti il suolo pubblico. Si richiese inoltre la rimozione delle co-
perture in paglia di abitazioni, stalle e porcili e delle siepi e palizzate
dall’interno della città.
Il consiglio comunale reagì con preoccupazione a quella che venne
ritenuta un’ingerenza in un settore tutelato dalle franchigie cittadine e
vi furono notevoli resistenze da parte dei proprietari che potevano es-
sere colpiti dagli interventi di risanamento, i quali il più delle volte era-
no proprio i cittadini più abbienti presenti nel consiglio. È possibile del
resto che lo sviluppo architettonico al quale si è accennato avesse ag-
gravato il fenomeno di erosione degli spazi pubblici, a cui tuttavia l’or-
ganismo comunale aveva sempre cercato di porre un freno.
I Torinesi si dimostrarono troppo lenti nell’eseguire le disposizioni
ducali, tanto che nel 1449 Ludovico di Savoia in persona intervenne
avocando a sé in maniera durissima il compito di difendere il suolo pub-
blico, richiedendo l’abbattimento delle case, dei piloni, delle cloache e
di ogni altro edificio sporgente sulle vie e sulle piazze ampliato senza
l’autorizzazione di ufficiali direttamente dipendenti dalla sua autorità,
attribuendosi quindi il diritto di concedere licenze edilizie. Negli anni
successivi mandò dei commissari a curare la demolizione delle strutture
abusive e a punire coloro che si rifiutavano di rimuoverle. Da parte sua
l’organismo comunale rispose protestando le proprie franchigie e ten-
tando di contenere le demolizioni: degli incaricati parteciparono alle
ispezioni e in alcuni casi riuscirono a ottenere la ricostruzione di ciò che
era stato abbattuto. Piuttosto lentamente tuttavia si procedette a una
certa ristrutturazione della zona centrale: nel 1460 erano state distrut-
te alcune case e diversi banchi del macello, mentre la piazza del merca-
to risultava allargata; la beccheria venne riordinata e in parte spostata
La vita e le istituzioni culturali
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m. t. bonardi
,
Dai catasti al tessuto urbano
, in
comba
e
roccia
(a cura di),
Torino fra Medioevo
e Rinascimento
cit., p. 102.