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excès et meurtres, sans qu’il s’en ensuyve aulcune pugniction». Questo

quadro così scoraggiante si applicava al Piemonte nel suo insieme, ma

Torino non rappresentava certo un’eccezione alla regola, se in un solo

giorno, il 4 marzo 1531, il Consiglio ducale era chiamato a occuparsi del-

la rapina compiuta da alcuni Torinesi, a poca distanza dalla città, ai dan-

ni di un convoglio di mercanti, e dell’aggressione di cui un dottore in

legge era stato vittima in piena città, ad opera del prevosto di Bibiana

e dei suoi complici. Alla delinquenza comune si era aggiunta nel frat-

tempo la rivalità fra partigiani di Francia e di Spagna, col conseguente

moltiplicarsi delle tensioni in campagna come in città. A più riprese le

autorità avevano provveduto ad ammonire o esiliare gentiluomini tori-

nesi troppo propensi a circondarsi di armati e a farsi giustizia da soli nei

confronti dei propri rivali, ed ogni volta si era espressa la speranza «que

la ville en sera plus en paix»; ma il 12 settembre 1534 la duchessa Bea-

trice era ancora una volta costretta a scrivere al marito chiedendogli i

mezzi per poter provvedere «touchant les bandes que se font en ceste

ville, ou les braves vont publicquement avecques les archibuses, rudel-

les et aultres armes sans ce qu’on en face aulcune démonstration»

43

.

Non è difficile comprendere, in questa luce, perché i Torinesi non

abbiano accolto troppo male, di lì a qualche mese, le truppe francesi. Il

re di Francia era una figura familiare ai loro occhi, e da sempre il parti-

to francese aveva maggior seguito in città di quanto ne avesse il partito

spagnolo. Nel 1494 il Briçonnet, dopo l’ingresso di Carlo VIII a Tori-

no, scriveva al duca di Borbone che «jusques icy le Roy ni sa compai-

gnie ne trouvent point de difference au Royaume, tant on y est bien ve-

nu, prisé et honoré»; e qualche anno più tardi un ambasciatore france-

se non esitava a comunicare a Francesco I che «ceulx de Thurin […]

sont bons françoys»

44

. L’autorità del Re Cristianissimo sembrava poter

garantire quelle necessità elementari della convivenza civile, la sicurez-

za delle strade, l’amministrazione della giustizia e la punizione dei mal-

fattori, che il duca di Savoia, senza un soldo in cassa, da tempo non era

più in grado di assicurare. La città conquistata, occupata da una guar-

nigione francese e minacciata, in un primo momento, di riconquista da

parte delle forze imperiali, si trasformò in breve tempo, grazie anche al-

la prontezza con cui aveva voltato le spalle alla dinastia sabauda, nel ca-

La vita e le strutture politiche nel quadro della bipolarità signore-comune

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43

a. segre

,

La politica sabauda con Francia e Spagna dal 1515 al 1533

, in «Memorie della R.

Accademia delle Scienze di Torino»,

l

(1901), p. 343 in nota;

fornaseri

,

Beatrice di Portogallo du-

chessa di Savoia

cit., docc. 105, 119;

soffietti

(a cura di)

,

Verbali del «Consilium cum domino re-

sidens»

cit., pp. 145 e 226;

caviglia

,

Claudio di Seyssel

cit., doc. 99.

44

l. usseglio

,

Bianca di Monferrato duchessa di Savoia

, Torino-Roma 1892, p. 255.