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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

vera e propria compartecipazione istituzionale, come quando, nel 1448,

il Consiglio cismontano stabilì che metà dei proventi di cancelleria del-

le cause trattate in città dovesse essere incamerata dal comune

38

. Più in

generale, la centralità della città, pur provocando tutti i disagi che ben

conosciamo, rappresentava una fonte di benessere diffuso per la popo-

lazione cittadina; per non fare che un esempio fra i molti possibili, la

frequentissima presenza a Torino di ambasciatori forestieri comporta-

va per gli osti, che costituivano un gruppo influente in consiglio comu-

nale, lucrose possibilità di affari. Fra il dicembre 1434 e il febbraio 1435,

ad esempio, il principe di Piemonte pagò somme cospicue agli osti di

Sant’Antonio, del Cappello, della Chiave e della Croce Bianca per aver

alloggiato gli ambasciatori monferrini e più tardi lo stesso marchese di

Monferrato col suo seguito; il solo oste del Cappello, dove era sceso il

marchese, presentò in quell’occasione un conto di 132 fiorini

39

.

L’ ombr a de l l a r i vo l t a .

Una fedeltà fondata su così solide premesse doveva evidentemente

dare maggior affidamento in tempi di pace e di prosperità, anziché in

tempi di guerra e di miseria: è quindi naturale che i limiti della devo-

zione professata dai Torinesi nei confronti della dinastia sabauda fos-

sero destinati a emergere con la massima evidenza sotto il regno tor-

mentato di Carlo II. Gli ultimi anni prima dell’invasione francese del

1536 segnarono per Torino e il Piemonte una fase di drammatica in-

stabilità, accompagnata da una crescita della violenza tale da vanifica-

re qualunque strategia di controllo da parte delle autorità. I verbali del

Consiglio «cum domino residens», che si riuniva ormai prevalentemente

a Torino anche durante le prolungate assenze del duca, e le lettere che

la duchessa Beatrice spediva al marito per tenerlo al corrente della si-

tuazione contengono ripetute testimonianze del clima di insicurezza

che regnava non solo nelle campagne, attraversate senza sosta dagli eser-

citi francesi e spagnoli, ma anche all’interno delle mura cittadine, do-

ve il declino dell’ autorità ducale incoraggiava come mai in passato i se-

diziosi.

Un tratto comune a tutta questa documentazione di natura più o me-

no ufficiale è la preoccupazione che il degrado dell’ordine pubblico e

38

marini

,

Savoiardi e piemontesi nello stato sabaudo

cit., pp. 65 sgg.

39

f. gabotto

,

La politica di Amedeo VIII in Italia dal 1428 al 1435 nei «Conti» dell’Archivio

Camerale di Torino

, in «BSBS»,

xii

(1907), p. 213;

id.

,

La politica di Amedeo VIII in Italia dal 1431

al 1435 nei documenti dell’Archivio di Stato di Torino

, in «BSBS»,

xx

(1916), p. 345.