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riale; la fedeltà alla dinastia, evidentemente, non era svincolata da con-

siderazioni più concrete

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.

Il denaro, in effetti, costituì sempre uno dei nodi cruciali del rap-

porto fra il principe e la città. Torino, al pari delle altre città soggette,

ma in misura maggiore di queste via via che si affermava la sua centra-

lità all’interno dei domini sabaudi, rappresentava agli occhi dei Savoia

una risorsa da spremere con ogni mezzo nei momenti di difficoltà. In

nessuna occasione il duca e i suoi ufficiali facevano pesare così dura-

mente la loro autorità come quando si trattava di far sborsare denaro

ai cittadini riluttanti. Così, ad esempio, nel 1425 il capitano di Pie-

monte, per costringere la comunità a pagare 53 fiorini di spese milita-

ri che essa rifiutava di prendere a proprio carico, ordinò al vicevicario

e al giudice di riunire i sindaci e i consiglieri nel palazzo comunale e ar-

restarli, «et arrestatos teneatis personaliter die noctuque sub formida-

bilibus penis, a dicto arresto non recessuros donec summam huiusmo-

di persolverent et tradiderint integraliter». In casi del genere, che si

ripetevano piuttosto di frequente, l’intero consiglio di credenza era te-

nuto agli arresti fino a quando non si rassegnava a pagare, anche se

l’ostinazione dei Torinesi non si lasciava sempre piegare da tali misu-

re; questo, almeno, sembra di poter dedurre dal fatto che un anno più

tardi i 53 fiorini non erano ancora stati pagati, sicché il capitano di Pie-

monte fu nuovamente costretto a ordinare l’incarcerazione dei consi-

glieri

30

.

Se si ricorreva a misure così drastiche per pochi fiorini, non c’è da

sorprendersi che gli stessi mezzi fossero applicati quando le somme in

gioco erano più importanti: così, nel 1449, nel momento più acuto del-

la guerra di Milano, il duca ordinò l’arresto del consiglio comunale fino

a quando la città non avesse completato il versamento dell’ultimo sus-

sidio, la cui rata conclusiva non era stata ancora sborsata nonostante la

scadenza dei termini. Quando poi, in tempi ancora più oscuri, le finan-

ze ducali si trovarono sull’orlo del collasso, non si esitò a ricorrere agli

stessi mezzi anche nei confronti di privati cittadini, e non per costrin-

gerli a versare ciò che dovevano, ma per convincerli a prestare denaro.

Il 25 agosto 1462, il consiglio comunale elevò formale protesta contro

due commissari ducali giunti da pochi giorni in città: costoro, si diceva,

avevano convocato diversi cittadini intimando loro di prestare al duca

cospicue somme, minacciandoli in caso contrario di gravi pene, e di fron-

La vita e le strutture politiche nel quadro della bipolarità signore-comune

573

29

tallone

,

Parlamento sabaudo

cit., IV, p. 367; ASCT,

Ordinati

, 83, ff. 39

v

, 97

r

, 115

r

.

30

duboin

,

Raccolta per ordine di materie delle leggi

cit., XXI, p. 638; ASCT,

Ordinati

, 63,

ff. 223-24.