

L’azione del «cavalerius» e della «familia curie» finì peraltro per ri-
velarsi insufficiente di fronte al deteriorarsi di una situazione politica e
sociale che rischiava di sfuggire completamente al controllo delle auto-
rità. L’aggravarsi della violenza all’inizio del Cinquecento indusse il du-
ca a uno sforzo straordinario per il potenziamento delle forze di polizia
stanziate a Torino, attraverso la nomina di un funzionario egualmente
straordinario, il prevosto o capitano di giustizia, che non rispondeva al
vicario ma direttamente al Consiglio ducale e i cui uomini potevano es-
sere impiegati non solo in città, ma in tutta la regione, «pour tenir la ju-
stice en craincte et reputation» e soffocare sul nascere la sedizione. La
mancanza di denaro vanificò peraltro tutti i buoni propositi, sicché in
seguito alle ripetute richieste di intervento da parte dei suoi consiglieri
operanti a Torino il duca si risolse a chiedere alla città di collaborare di-
rettamente al mantenimento delle forze di polizia; ma con scarsi risul-
tati, poiché il 22 luglio 1530 i Torinesi rifiutarono recisamente di met-
tere a disposizione venti uomini «pro fortifficatione iusticie»
22
. Senza
denaro per pagare i suoi uomini, il capitano di giustizia non faceva pau-
ra a nessuno; e c’è ogni ragione di pensare che proprio l’impotenza del-
la giustizia ducale abbia rappresentato una delle cause determinanti, sul
piano interno, del collasso cui lo stato sabaudo andò incontro nel 1536.
Conf l i t t i e co l l us i on i f r a comun i t à e funz i ona r i .
Se si prescinde dalla crescente difficoltà di assicurare il mantenimento
dell’ordine pubblico, i rapporti fra la comunità torinese e i rappresen-
tanti dell’amministrazione ducale sembrano essersi mantenuti nel com-
plesso su un piano di collaborazione, almeno da un punto di vista poli-
tico. Non mancavano, tuttavia, i motivi di scontento per la corruzione
di alcuni funzionari, come il vicario Giovanni di Bellacomba, messo sot-
to processo nel 1433 per malversazione e concussione: ed anzi i casi del
genere devono essere stati assai più consueti di quanto non appaia dal-
la documentazione, se nel 1482 il duca Filiberto, per porre fine alle «ex-
torsiones, iniusticias, insufficiencias, ignobilitates et alios deffectus et
excessus» di cui erano accusati i vicari, concedeva alla comunità che l’uf-
ficio potesse d’ora in poi essere affidato soltanto a persone nobili e na-
tive del ducato, e inoltre che vicario e vicevicario non potessero restare
in carica più di due anni né essere rieletti prima di quattro anni dallo
spirare del precedente mandato
23
.
La vita e le strutture politiche nel quadro della bipolarità signore-comune
569
22
Ibid
., pp. 71, 94, 177, 209;
fornaseri
,
Beatrice di Portogallo duchessa di Savoia
cit., doc. 17.
23
AST, Corte, Città e provincia di Torino, mazzo 3, n. 9.