

re a questo proposito la vicenda di messer Bartolomeo Bertoni, di Pa-
via, chiamato a Torino per far lezione allo Studio nei primi anni del
Quattrocento, rimasto in città con l’ufficio di giudice ed avvocato fi-
scale cismontano, e in seguito assunto come avvocato del comune. Dei
suoi figli, Paolo divenne più tardi canonico della cattedrale, Margheri-
ta entrò nel monastero di San Pietro, mentre il primogenito Giovanni,
anch’egli «legum doctor», fu cooptato nel consiglio comunale e nel 1453
tenne addirittura l’ufficio di clavario «pro hospicio»; negli stessi anni
lesse allo Studio, fece funzioni di luogotenente del giudice e infine di-
venne collaterale del Consiglio cismontano
20
.
L’esecuzione della giustizia era affidata alla famiglia degli sbirri e al
suo capo, il «cavalerius» o «miles»; un personaggio la cui influenza nel-
la vita quotidiana della città non va in alcun modo sottovalutata. Vede-
re in lui soltanto un ispettore di polizia sarebbe riduttivo, poiché le sue
responsabilità non erano esclusivamente poliziesche: lo vediamo bensì
eseguire i pignoramenti ordinati dal giudice, tenere a freno i parteci-
panti a uno
charivari
o ispezionare la beccheria per verificare i prezzi
della carne, ma anche convocare il consiglio di credenza e nominare i
clavari, incombenze queste che a norma degli statuti avrebbero dovuto
spettare esclusivamente al vicario o al giudice. Al pari degli ufficiali da
cui dipendeva, il «cavalerius» proveniva di solito da famiglie di piccola
o media nobiltà che tendevano a specializzarsi professionalmente nel-
l’esercizio di tali uffici, come dimostra a Torino il caso dei Guasco, no-
bili di Vigone. Giustino Guasco, come già sappiamo, aveva svolto le fun-
zioni di vicevicario fin dal 1407 sotto il vicario del principe d’Acaia e
continuò a svolgerle dopo il trapasso dei poteri come sostituto del vica-
rio ducale Henri de Colombier, restando in carica fino alla morte, so-
praggiunta nel 1422. Sotto di lui operò come «cavalerius» suo figlio Fi-
lippo Guasco, quello stesso che in seguito avrebbe assunto la luogote-
nenza di Perrin d’Antioche, e più tardi gli subentrò il fratello Aldrato;
negli anni successivi Filippo fece carriera e ricoprì incarichi importan-
tissimi nell’amministrazione centrale, come quelli di procuratore fisca-
le cismontano e ricevitore generale del sussidio.
Il «cavalerius», insomma, era un personaggio da mettere di solito sul-
lo stesso piano del vicario, o almeno del suo luogotenente, quanto a po-
sizione sociale e responsabilità esecutive, e non stupisce che la ratifica
della sua nomina da parte delle autorità cittadine fosse circondata dal-
La vita e le strutture politiche nel quadro della bipolarità signore-comune
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20
Cfr.
e. bellone
,
Il primo secolo di vita dell’Università di Torino (sec.
xv
-
xvi
)
, Torino 1986,
pp. 19 sg., 93-95, 119, 159; da integrare con ASCT,
Ordinati
, 41, f. 140
r
; 45, f. 115
r
; 46, f. 71
r
;
47, ff. 25
v
, 39
v
-40
r
, 84
r
; 48, f. 103
r
; 51, f. 137
r
; AAT, prot. 26, f. 106; prot. 28, f. 152
r
.