

nonché le funzioni di prigione; alle sfarzose residenze suburbane il com-
pito di ospitare, in una cornice degna di loro, il principe e la corte; e ad
appositi edifici nel cuore della città il ruolo di sede stabile di un appa-
rato amministrativo e burocratico di crescente complessità.
I funz i ona r i duca l i e l ’ appa r a to d i po l i z i a .
L’autorità del duca era rappresentata in città dal vicario, coadiuva-
to a sua volta da un luogotenente, un giudice e un capo degli sbirri. Fin
verso la metà del Quattrocento l’ufficio di vicario, che per decisione di
Amedeo VIII cumulava anche le funzioni di clavario e ricevitore dei red-
diti, precedentemente distinte, venne affidato di solito a esponenti del-
la nobiltà transalpina, come Henri de Colombier, capitano di Piemon-
te e vicario di Torino dal 1419 al 1422, Jehan de Compey, vicario dal
1422 al 1430, o Amé de Chignin, vicario dal 1437 al 1446. Solo verso
la fine del Quattrocento i Piemontesi soppiantarono i Savoiardi: erano
anch’essi membri dell’aristocrazia rurale, di tradizione militare o fun-
zionariale, come Ludovico di Strambino dei conti di San Martino, nel
1488-90, Giorgio Canalis di Cumiana, nel 1508-12, Galeazzo di Nuce-
to dei signori di Cavallerleone, nel 1531; ma a costoro si alternarono
sempre più spesso anche esponenti dei ceti imprenditoriali urbani, co-
me Leone Pelletta, di Asti, nel 1485-86, Anselmo Dionigi, di Fossano,
dal 1490 al 1492 e poi di nuovo dal 1496 al 1498, o come Bartolomeo
Gazaverdi, di Chieri, e il suo fratellastro Francesco Provana, di Cari-
gnano, che si alternarono più volte nella carica dal 1512 al 1528.
Questa evoluzione nel reclutamento dei vicari andò di pari passo con
una progressiva trasformazione nel contenuto dell’ufficio e nei modi in
cui il vicario faceva fronte ai propri doveri. Fin oltre la metà del Quat-
trocento, quando la carica era quasi sempre affidata a un nobile di cor-
te che non esitava a cumularla con altri uffici, il vicario era solito sce-
gliersi un luogotenente, o vicevicario, in grado di sostituirlo durante le
sue assenze; e non c’è dubbio che in qualche caso costui finiva per ri-
vestire nella vita della città un ruolo più importante rispetto al titolare
nominale dell’ufficio. Ad esempio il Colombier, assumendo l’incarico
nel 1419, mantenne in carica il luogotenente Giustino Guasco, che ave-
va già svolto le stesse funzioni negli anni precedenti per conto del suo
predecessore, anch’egli un nobile di corte, Amedeo Malingri signore di
Bagnolo. Il luogotenente assumeva il suo incarico sulla base di precisi
accordi scritti, come appare dal capitolato steso nel 1447 fra il vicario
Perrin d’Antioche, un cortigiano cipriota della duchessa Anna, e il suo
sostituto Filippo Guasco, figlio di Giustino: in esso il titolare, dicendo-
La vita e le strutture politiche nel quadro della bipolarità signore-comune
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