

po fortte», e non risulta che nel 1536 esso abbia costituito un ostacolo
all’occupazione francese della città. Non a caso la prima preoccupazio-
ne di Emanuele Filiberto, al suo ritorno a Torino, sarà quella di pro-
muovere la costruzione di una cittadella, per garantire la difesa milita-
re della capitale in conformità alle tecniche moderne
9
.
Se dal punto di vista militare il castello rappresentava alla conclu-
sione del nostro periodo una realtà sorpassata dai tempi, non bisogna
d’altra parte immaginare che esso precorresse lo sfarzo consueto alle di-
more principesche di un’epoca più tarda, né esagerare il ruolo ad esso
attribuito come residenza della corte e scenario della sua vita cerimo-
niale. L’arredamento permanente era ridotto al minimo e in momenti
di ristrettezze economiche ricevervi ospiti poteva risultare perfino im-
barazzante: il 5 giugno 1524 la duchessa Beatrice scriveva al marito di
aver dovuto ospitare diversi alti dignitari della corte di Francia, ma che
si era trovata a mancare di tutto, vasellame, piatti, candelieri, tappez-
zerie, «combien que j’ay faict accoustrer le chasteau au myeulx que m’a
esté possible». Già un secolo prima, del resto, nel 1428, per il passag-
gio di Maria di Savoia che andava a Milano a sposare Filippo Maria Vi-
sconti, era stato necessario far venire da Pinerolo le tappezzerie per ad-
dobbare opportunamente le sale; risulta dagli inventari che a quell’epo-
ca in tutto il castello c’era un solo candelabro. Anche il personale non
era numeroso come ci si potrebbe aspettare, soprattutto verso la con-
clusione del nostro periodo: nel settembre 1530 Beatrice informava il
duca della necessità di assumere «des compaignons pour la garde de la
porte du chatel», ma un segretario ducale le faceva sapere senza mezzi
termini «qu’il n’a moyen les payer»
10
.
Lo spazio abitabile all’interno del castello era del resto appena suf-
ficiente per alloggiare il duca, la duchessa e i loro servitori personali, sic-
ché quando la corte si trovava a Torino i cortigiani, anche i più in vista,
dovevano essere alloggiati in città, nelle osterie o presso i cittadini più
ricchi: la notte di San Giovanni del 1490, Louis de Miolans signore di
Serve, uno dei più influenti consiglieri della duchessa Bianca, fu aggre-
dito proprio mentre tornava col suo seguito dal castello, dove era allog-
giata la duchessa, alla casa privata in cui era ospitato. Ambasciatori e
principi di passaggio erano a loro volta alloggiati nelle osterie cittadine
La vita e le strutture politiche nel quadro della bipolarità signore-comune
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9
m. r. conta
,
Armi e armature in Piemonte nella prima metà del secolo
xv
, in «Studi Piemon-
tesi»,
vi
(1977), pp. 431-33 (e cfr. anche TG 114, f. 220);
g. gasca queirazza
,
Notizie di Piemonte
nell’itinerario di un anonimo lombardo del primo Cinquecento
,
ibid.
, p. 390; PD 171, f. 111 e, per
la costruzione della cittadella, PD 225 bis, f. 236.
10
g. fornaseri
,
Beatrice di Portogallo duchessa di Savoia, 1504-1538
, Cuneo 1957, doc. 5 e
p. 161;
f. cognasso
,
Amedeo VIII
, Torino 1930, pp. 77 e 135.