

I I
aperto a du e lati, otto sve lte colonnine levate su l parapetto ed altr ettanti
archivolti circolar i e coronati d 'un a fascia sulla quale poggiava il te–
gurio
( 13) .
Ma a rit rovarvi l'arte timidament e elega nte, onde l'artefice bizantino
fregiò g li archivolti di quello di Cividale, farebb e d' uopo ricond urre l'ori–
g ine del nostr o all'e tà di San Massimo, essend o risaputo quant o l'arte
decadesse da l v al
VII
seco lo, e come più non siasi fatta dappoi a risor–
gere se non nella prima metà del secolo
VIII ( 14) .
Ci adopreremmo invec e senza frutto a ricercare la forma della basi–
lica che conteneva il battistero; poichè taluno potrebbe immaginarsela
bas ilicale con absid e poco spo rgente, qua le si usò ge nera lmente nei
secoli quarto e quinto, non senza tr aman darsi anche nello stile lombardo
fin dopo il nono. Ma . potrebbe anche attribuirgli forma di croce, più
rara , o la circo lare, più frequ ent e ; e questa potè essere rotonda, anu–
lar e o rotonda semplice, a seconda che era circondata da gall eria o ne
andava priva ; essendo risapu to che queste foggie g ià si trovano ricor–
date da sant' Ambrogio ai tempi del vescovo Massimo, e che si conser–
va rono anc he per tutto il quinto secolo
( 15).
Venendo dappoi ai primi anni del secolo undecimo, vediamo il
vescovo Landolfo pellegrinare in Francia alla chiesa di Saint Jean d'An–
gely per venerarvi il capo d'un santo scopert ovi fra il
1010
ed il
1021
ed attr ibuito al Precursore ( 16) , e ritornarne portando nella cattedrale
torin ese una mascella di qu ella lipsana, donata g li da l conte Gug lielmo
di Aquitania prima del
3 l
gennaio'
1030 ( 17).
Nè pago, ma
addolora to
che la sua diocesi avesse p atito tali devastazioni p er cui non ne era ri–
masto in tatto neppure il duomo
(domum)
e chiesa madre, e che cotal danno
fosse venuto non solamente dai pagani
(saraceni od ungh eri)
e dagli
stranieri, ma da p erfidi cr istiani e compatrioti, innalzò egli stesso una
nuova chiesa cattedra le, conducendola a comp imento con degna op era e
mirabile ceierità e dotandola di
0 110
~acerdoti.
Così lasciava scritto
l~
stesso Landolfo in una carta dell'anno
1037 ( 18) .
Ma riedific ò eg li tut te tre le ch iese onde componevasi il duomo?
L'ipotesi torn a inveros imile, non potendosi credere agevolment e ch'egli
le abbia rifatte, divis e fra loro a que l mod o che avevano prima e mo–
strarono dappoi fino al cade re del secolo decimoquinto. Oltrechè egli
medesimo scriveva aver ricostrutto il
duomo e chiesa madre
della diocesi,
qu ale titolo addicevasi propriament e al San Gioanni. Nè vuolsi tacere
che eg li fu spinto probabilment e all'o pera anche dal desid erio di dare
alla masc ella del Pr ecursore una sede più degn a, onde ritroviamo la lipsana
già custodita nel San Gioanni fin dal
103 9 ( 19) .
È
altresì verosimile che Landolfo abb ia conservato ed inchiuso nel
nuovo tempio del Precursore il vecchio battistero, sì per la veneraz ione
dovuta a così prezioso ricord o, come per la povertà di qu el secolo, al
quale dov eva tornare prezioso quel cimelio dell'arte anti ca. E per verità
ci pare di averlo ritrovato ancora intatto ed allogato nella chiesa .mede-