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per

l'Alpis Paenina

(Gran San Bernardo) scendeva ad

Octodurum

{Martigny! (l ).

Oltre che da queste strade principali, le Alpi erano attra–

versate da parecchie altre secondari e, come quelle per i colli di

Altaretto, di Arnas, della Seigne ecc, ; ma esse servivano più

che altro per il commercio locale (2).

Per Torino, adunque, passavano due delle maggiori strade

che percorrevano il Piemonte nell'epoca romana , quella che

proveniva da Piacenza e l'altra che, movendo da Pavia, correva

lungo la riva sinistra del Po. Essendo poi Torino unita ad Eporedia

da una strada, è facile capire che nemmeno le vie commerciali

che percorrevano la valle di Aosta sfuggivano del tutto

all'attra–

zione della ' nostra città, la quale, come nota il Mommsen, era

indubbiamente, dopo Milano, la più importante della Gallia

Transpadana.

Nell'epoca romana Torino aveva la forma di un rettangolo

lungo 760 metri da oriente a occidente, cioè dalla front e occi–

dentale del Castello all'attuale via della Consolata, e largo 700

metri da settentrione a mezzogiorno fra via Giulio e via Santa

Teresa. La sua superficie era di circa 50 ettari, cioè 200 jugeri (3).

È

bene poi osservare, che il territorio su cui sorgeva

-la

città era

ben diverso dal presente. • Parallelo al Po, scrive il Promis, e

da esso distante oltre un chilometro andava un ciglione elevato

sul quale stava la città, e che già

costitui~a

la sponda sinistra

(t)

Cfr. l'importante studio del prot

GIUSEPPE BARELLI,

Le vie del Com–

mel'cio {l'a l'Italia e la Francia nel Medioevo

in

Bollettino della

società

Storica subalpina

diretto dal prof.

J<'.

Gabotto, t906, p. 4 dell'estro Per

l'identificazione di questi

altri

nomi di luogo dell'epoca romana del Pie–

monte e in generale per la topografia dell'Italia occidentale all'epoca ro–

mana cfr.

OABOTTO

F.,

l

municipi

romani

dell'Italia occidentale alla

morte dI

Teodosio

il Gl'ande,

Biblioteca della Società Storica Subalpina,

voI.

XXXII, 1?37

e segg.,

Pinerolo,

1906.

-

BARETTI

M.,

Geologia della Pro–

vincia di

Torino,

Torino,

I

89;{, p.

433

e

segg.

Il Haretti

ritiene che,

il

passo del Cenisio fosse

frequentato

nell'epoca romana, quantunque ciò non

risulti da alcuna fonte storica.

(2)

VACCAI<UNE,

L.,

Le vie. delle Alpi Cozie. Graie e

Pennine

negli an–

tichi tempi

in

Boli. del Club Alpino Italiano,

t880, vol.

XIV,

n.

41,

p.

a

e segg, Cfr. anche

V

ACCARONE

L.,

l

valichi del Ducato di Aosta nel se–

colo

XVII,

Ibid.

Ihal,

vol.

XV,

n. t6, p. t81.

ALLAIS

E.,

Le Alpi

occiden–

tati nell'antichità,

Toi-ino,

tflat,

p.

95 e

segg.

PEHREAU

I.,

Epopée

del

.Upes,

Paris,

1903,

p.

124.

(3)

PROMIS,

Op.

cit.;

p.

t64.

NISSE~,

itat.

Laruieskunde,

II, 2,

p.

166.