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Un'accusa che si fa spesso, e non senza ragione, al–
l'editoria italiana è quella di operare con metodi ar–
tigianali. Con ciò non ci si riferisce tanto alle di–
mensioni delle aziende o alla quantità produttiva -–
chè anzi l'esistenza di piccole o medie case editrici,
che coprano settori culturali trascurati dalle grandi
case, è considerato fattore positivo e fenomeno da
incoraggiare - quanto al modo in cui «nasce» il
libro: la selezione degli autori e delle opere. Si
rimprovera a molti editori di non preoccuparsi di
mettere sul mercato titoli con requisiti di sufficien–
te interesse per i vari strati del pubblico cui sono
destinati. E la ragione di queste inadeguatezze è in–
dicata, come scriveva Giancarlo Buzzi in un saggio
su « Sipra uno », nella mancanza di équipes di sele–
zionatori che «sappiano rapportare i prodotti da
selezionare ai vari pubblici che dovrebbero raggiun–
gere ». Aggiungeva il Buzzi: «questi seleziona tori
dovranno possedere non solo competenza in una
particolare disciplina, non solo sensibilità "lettera–
ria" o "artistica", ma sensibilità sociologica e po–
litica ». Imbocca ta questa strada, le scelte sarebbe–
ro liberate dal peso di molte, spesso disturbanti
preoccupazioni commerciali.
Queste critiche toccano anche l'editoria torinese?
È
sufficiente indic lrè i nomi di tre case editrici come
Einaudi , Utet e Boringhieri per dare una risposta
negativamente rassicurante. Caratteristica di queste
«fabbriche di cultura» è quella di stare sempre al
passo con l'evoluzione della società e del gusto,
quest'ultimo inteso non come moda passeggera ma
come indicazione di un modo più moderno , più spre–
giudica to , più intelligente di pensare e di agire.
Quindi, non semplici trasmettitori di cultura, ma
facitori della stessa. In un certo senso, queste tre
strutture editoriali hanno saputo, e sanno , captare
i fermenti migliori che maturano nell 'ambiente in–
tellettuale itali ano per fermarli in opere destinate
a durare e a valere proprio perchè non ancorate al
passato e al presente, per un mero compito di re–
gistrazione, ma perchè proiettate nel futuro, a indi–
care le strade nuove da battere. E a questo punto
l'influenza dell'editoria piemontese, almeno nelle sue
punte più avanzate, non investe soltanto il campo
cu lturale, ma unisce per avere effetti determinanti
sull 'ideologia e sul costume.
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T avola del manoscritto
Très belles heures de Turin
conservata presso
la Biblioteca Nazionale di Torino
e illustrata con paesaggi
armoniosi e possenti
che grandi critici hanno giudicato
degni dei migliori pittori