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Il concetto di
«
Comune» non è uguale
a quello di «Città
».
Noi diciamo co·
mune la città ma, in effetti, essa -
quando assume certe dimensioni - può
e deve essere un insieme di « comuni
»,
cioè di comunità omogenee, di zone
umane. Infatti il Comune alle sue ori–
gini è proprio questo. Si tratta oggi di
vedere, per far bene un decentramento,
se la città riesce ad individuare i suoi
comuni per fare in modo che la nostra
politica municipale non rimanga quella
che è, cioè una politica globale e non
umana, tecnicamente vista a fogli di
bilancio.
Essa si deve invece configurare a mi–
sura della popolazione che la politica
stessa deve reggere ed amministrare.
Quando si parla di comunità omogenee
non si vuoI dire comunità monotone,
settori tipizzati.
Già si deve dire che, se è vero che i
quartieri di nuova istituzione rappre–
sentano zone di insediamento bene in–
dividuate e tali da far sentire meglio agli
abitanti la loro attitudine a vivere so·
cialmente, è altrettanto vero che gli
insediamenti in tali qua:tieri hanno ca–
ratteri scarsissimamente variati e poco
capaci, quindi, di dar luogo ad una
vera vita comunitaria.
Non si deve dimenticare che certi Con–
sigli di quartiere, in convivenze come
queste, sono nati per sottolineare la
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carenza di servizi, assumendo necessa–
riamente un carattere protestatario, con
volontà di fare gruppo e peso nei con–
fronti dell'amministrazione civica che
per gli abitanti del luogo (come per
tutti i cittadini) è il potere centrale lon–
tano ed estraneo.
Conseguentemente quando ci poniamo
il quesito ed il problema relativi alla
identificazione dei quartieri che non sia–
no quelli di tipo a se stante, costruiti
come unità residenziali, ci troviamo di
fronte a molte perplessità ma non certo,
a mio parere, contro riconoscimenti im–
possibili.
Quando parliamo di quartiere, da do–
tarsi di strumenti di vita democratica,
dobbiamo intendere sempre zone di pu–
ra abitazione? direi di no.
In molte parti della città, nel centro in
particolare, è interessante
il
complesso
di attività che forma la vita di quar–
tiere.
L'intervento urbanistico di salvaguardia
e di valorizzazione delle parti stori–
che, dei pregi architettonici ed am–
bientali, dell'armonizzazione delle linee
di sviluppo del tutto è bene integrato
dall 'intervento politico della società del
quartiere nell'esame e nell'iniziativa ine–
renti agli aspetti più importanti della
vita locale.
Tale società è formata in gran parte
da elementi ivi non residenti come
abitazione ma partecipi del mOV1men–
to commerciale, artigianale, culturale,
professionale, economico e tecnico del–
la zona.
La varietà di questi apporti costituisce
per l'Amministrazione civica la presen–
za attiva di una comunità completa e
utile all'indagine sociale nonchè alla par–
tecipazione democratica al compito del–
l'amministratore.
Se si esce dalla pura residenzialità non
si trovano dunque motivi di ostacolo
alla creazione di Consigli di quartiere
nella nostra città.
Al contrario, esiste una serie di giusti–
ficazioni e di stimolazioni logiche in
ogni caso per questo interessante tipo
di iniziativa.
Poichè la residenza da eliminare è quel–
la dei dormitori, si cerca di creare mo–
derni servizi per l'impiego del tempo
libero.
Noi dovremmo integrare le istituzioni di
sempre che possono essere biblioteche,
cinematografi, giardini e creare le occa–
sioni di incontro e di confronto tra gli
individui di ceti diversi, sollecitare la
capacità di comunicare fra persone e
persone, quindi tra quartieri e quartieri.
E questa un'opera di bonifica umana
oltre che di organizzazione civica.
Che ciò sia raggiunto in tempo breve