Table of Contents Table of Contents
Previous Page  230 / 652 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 230 / 652 Next Page
Page Background

ConsigUe."e Hotilde

Di

Piet."ontonio:

"'o capacitò

di

co.u.u.ic,

u"e

f.."0

'1.&o."tie."e

e

'l..

o,"tie."e ."opp."esento

.&n'ope."o

di

bonilico ...nono"

Il concetto di

«

Comune» non è uguale

a quello di «Città

».

Noi diciamo co·

mune la città ma, in effetti, essa -

quando assume certe dimensioni - può

e deve essere un insieme di « comuni

»,

cioè di comunità omogenee, di zone

umane. Infatti il Comune alle sue ori–

gini è proprio questo. Si tratta oggi di

vedere, per far bene un decentramento,

se la città riesce ad individuare i suoi

comuni per fare in modo che la nostra

politica municipale non rimanga quella

che è, cioè una politica globale e non

umana, tecnicamente vista a fogli di

bilancio.

Essa si deve invece configurare a mi–

sura della popolazione che la politica

stessa deve reggere ed amministrare.

Quando si parla di comunità omogenee

non si vuoI dire comunità monotone,

settori tipizzati.

Già si deve dire che, se è vero che i

quartieri di nuova istituzione rappre–

sentano zone di insediamento bene in–

dividuate e tali da far sentire meglio agli

abitanti la loro attitudine a vivere so·

cialmente, è altrettanto vero che gli

insediamenti in tali qua:tieri hanno ca–

ratteri scarsissimamente variati e poco

capaci, quindi, di dar luogo ad una

vera vita comunitaria.

Non si deve dimenticare che certi Con–

sigli di quartiere, in convivenze come

queste, sono nati per sottolineare la

12

carenza di servizi, assumendo necessa–

riamente un carattere protestatario, con

volontà di fare gruppo e peso nei con–

fronti dell'amministrazione civica che

per gli abitanti del luogo (come per

tutti i cittadini) è il potere centrale lon–

tano ed estraneo.

Conseguentemente quando ci poniamo

il quesito ed il problema relativi alla

identificazione dei quartieri che non sia–

no quelli di tipo a se stante, costruiti

come unità residenziali, ci troviamo di

fronte a molte perplessità ma non certo,

a mio parere, contro riconoscimenti im–

possibili.

Quando parliamo di quartiere, da do–

tarsi di strumenti di vita democratica,

dobbiamo intendere sempre zone di pu–

ra abitazione? direi di no.

In molte parti della città, nel centro in

particolare, è interessante

il

complesso

di attività che forma la vita di quar–

tiere.

L'intervento urbanistico di salvaguardia

e di valorizzazione delle parti stori–

che, dei pregi architettonici ed am–

bientali, dell'armonizzazione delle linee

di sviluppo del tutto è bene integrato

dall 'intervento politico della società del

quartiere nell'esame e nell'iniziativa ine–

renti agli aspetti più importanti della

vita locale.

Tale società è formata in gran parte

da elementi ivi non residenti come

abitazione ma partecipi del mOV1men–

to commerciale, artigianale, culturale,

professionale, economico e tecnico del–

la zona.

La varietà di questi apporti costituisce

per l'Amministrazione civica la presen–

za attiva di una comunità completa e

utile all'indagine sociale nonchè alla par–

tecipazione democratica al compito del–

l'amministratore.

Se si esce dalla pura residenzialità non

si trovano dunque motivi di ostacolo

alla creazione di Consigli di quartiere

nella nostra città.

Al contrario, esiste una serie di giusti–

ficazioni e di stimolazioni logiche in

ogni caso per questo interessante tipo

di iniziativa.

Poichè la residenza da eliminare è quel–

la dei dormitori, si cerca di creare mo–

derni servizi per l'impiego del tempo

libero.

Noi dovremmo integrare le istituzioni di

sempre che possono essere biblioteche,

cinematografi, giardini e creare le occa–

sioni di incontro e di confronto tra gli

individui di ceti diversi, sollecitare la

capacità di comunicare fra persone e

persone, quindi tra quartieri e quartieri.

E questa un'opera di bonifica umana

oltre che di organizzazione civica.

Che ciò sia raggiunto in tempo breve