

Premurosa era la sua accoglienza ai gio–
vani lavoratori chiamati alle armi e che
trovandosi spaesati a Torino osavano
sfidare la sorveglianza poliziesca per vi–
sitare la sede del giornale socialista.
L'opera educatrice
L'artigliere alpino Emanuel di Mondo–
vì, uomo assai mite, paziente come i
muli che doveva governare, frequentava
Gramsci con l'affettuosità di un fratello
e l'umiltà di un inferiore. Il futuro vice–
sindaco socialista di Figline Valdarno,
Bruno Bucci, passò addirittura una notte
di virtuale stato d'assedio causa un
grosso sciopero, in casa di Gramsci, con
Carlo Boccardo e con me, sorpresi da
pattuglie armate durante una delle con–
suete interminabili passeggiate nottur–
ne. L'angusta cameretta di piazza Car–
lina ci vide, un
pò
in piedi, un pò sdra–
iati, per difetto di sedie e per le mo–
deste proporzioni del lettuccio france–
scano, attendere il primo sole del mat–
tino conversando.
Più ampio fu il rapporto con Ezio Bar–
talini, allora direttore del giornale so–
cialista ed antimilitarista
La Pace
di Ge–
nova, che occupò
il
periodo di perma–
nenza militare a Torino collaborando as–
siduamente all'edizione piemontese del–
l'Avanti!
L'on. Bartalini si proponeva di scrivere,
sulla base anche dei ricordi personali,
una biografia di Antonio Gramsci, ma
l'improvvisa morte, sopraggiunta nel
1965 a stroncarne l'ancor giovanile fer–
vore, impedì
il
compimento del pro–
getto.
Della sua naturale vocazione di educa–
tore, e dell'opera educatrice ch'egli potè
svolgere effettivamèhte, a Torino, in
quegli anni di attività fervente, quasi
prodigiosa, che vanno dal 1914 al mag–
gio 1922, 'ho già avuto occasione di
dire pubblicamente, or non è molto,
altrove; mentre il
Club di Vita Morale
- che è la più originale espressione del
suo metodo pedagogico - meriterebbe
una trattazione che mi auguro sia pos–
sibile anche da queste colonne, ma non
oggi, per ragioni di spazio.
Se
il
giornalismo prima e la politica poi
non l'avessero assorbito, certamente
Gramsci si sarebbe dato all'insegna–
mento, dove ugualmente la sua perso–
nalità avrebbe spiccato, poichè le atti–
tudini glielo rendevano congeniale.
Costretto dapprima a cercare qualche
magro introito supplementare da
ripeti~
tioni scolastiche, dedicò ancora parte
del suo tempo a lezioni private anche
quando le urgenze economiche furono
meno pressanti. Ma egli non si limitava
alla semplice correzione di compiti od
al ripasso di regole: coi suoi allievi egli
sapeva e non trascurava mai di creare
quella viva corrente
di
comunicaziQne
tra docente e discente che è alla base '
della didattica di Giuseppe Lombardo–
Radice, da lui apprezzata. Conclusa la
lezione vera e propria, Gramsci conver–
sava a lungo coi giovani allievi, spesso
si accompagnava loro per istrada, inte–
ressandoli con infiniti spunti a problemi
di cui non supponevano neppure l'esi–
stenza, sempre con leggerezza di tocco
ed attirando la loro attenzione senza
darsene ad intendere; spesso regalava
loro libri - lui poverissimo - accom–
pagnandoli con dediche cordiali.
La timidezza e la riservatezza, connatu–
rate al suo carattere e di cui ho già
detto, erano facilmente vinte soltanto
quando il rapporto umano avveniva con
chi egli considerava suoi allievi: non
solo ragazzi delle scuole, naturalmente,
ma anche i più giovani collaboratori, gli
operai delle officine, che egli cercava
di
avvicinare e che rimanevano sempre affa-
scinati dal contatto con lui.
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Dopo le sommosse ' di Torino pe,r la
mancanza del pane, dell 'agosto 1917,
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