

"La casa dei secoli" nell'età romana - Sintesi di pietra di tutto il passato torinese - Metamorfosi edilizia - La
porta Decumana, embrione dell'attuale Palazzo Madama - Scarse reliquie murarie dell'edificio romano - " Castello
di Torino, insegna di dominio - Scarseggiano i mobili ma cospicuo
è
il numero delle gioie e delle argenterie -
Banchetti pantagruelici e rappresentazioni di argomento sacro - Sotto le due duchesse diventa Palazzo Madama
- Sede del Parlamento Subalpino, vi si levarono le parole fatidiche: "non siamo insensibili al grido di dolore"
Nessun poeta subalpino, forse, al pa–
ri di G. Gozzano, il corifeo dei
«
crepu–
scolari
»,
il
cantore delle umili cose che
costellano la prosaica realtà della nostra
vita quotidiana, l'ammiratore morbosa–
mente entusiasta degli
«splendidi og–
getti di pessimo gusto
»,
si rivelò capace
di intuizioni singolarmente acute ed ap–
propriate nell'evocare i marziali fanta–
smi di gloria, il fascino emanante dalle
mura
di
un fortilizio medioevale. Il
Gozzano, infatti, spentosi appena tren–
tatreenne col dolore di non aver potuto
compiere
il
proprio dovere di solda to
verso la Patria in armi ci lasciò, del Pa–
lazzo Madama, una definizione ancor
oggi insuperata:
«La casa dei secoli
».
Tale
il
titolo di un saggio, compreso ne:
«
L'altare del passato
», saggio, o meglio
rapido «excursus» in cui ci rivelava
le più intime sue emozioni di torinese
innamorato della propria Città, subito
poi specificando:
«Nessun edificio rac–
chiude tanta somma di tempo, di storia,
di poesia nella sua decrepitudine varia
».
E quindi aggiungeva:
«Il Colosseo, il
Palazzo dei Dogi, tutte le moli ben più
illustri e più celebrate, ricordano il ful .
gore di qualche secolo; poi
è
l'ombra
buia dove tutto precipita. Il Palazzo Ma–
dama
è
come una sintesi di pietra di tu t–
to il passato torinese, dai tempi delle
origini, dall'epoca Romana, ai giorni del
nostro Risorgimento
».
Contrapposizione ardita certo (specie ove
si consideri la deplorevole ignoranza che
circonda i tesori artistici della
«
Vecchia
Torino
»,
troppo spesso schiava forse
del pregiudizio che addita nel Piemonte
la
«
Beozia d'Italia»),
ma indiscutibil–
mente esatta però soprattutto ove si badi
che
il
presente scritto mira preminen–
temente ad illustrare il ruolo esercitato
in pace ed in guerra dalla
«Casa dei
Secoli»
nella vita e nella evoluzione
urbanistica della
«Culla dell'Unità I ta–
lica
».
Ed infatti non si verificò mai alcuna
vicenda dell'avventurosa storia di To–
rino, della quale Palazzo Madama
non riverberasse, prima o poi sia pur
38
di riflesso, gli echi e le conseguenze con
una qualche metamorfosi edilizia, ra–
gion per cui lo vediamo trasformarsi,
successivamente, da un paio di millenni
a questa parte, da munita porta d'ac–
cesso alla colonia fondata nel 48 a.c. da
Giulio Cesare press'a poco là dove sor–
geva un rudimentale villaggio fondato
dalle tribù Gallo - Taurine, a diffidente
fortilizio alto-medioevale, e, quindi, a
fastosa residenza di principi dominati
da feconde ambizioni politiche, ovvero,
a sede di carcere, o di uffici dell'alta bu–
rocrazia statale, toccando la vetta del
proprio splendore sotto le due «Ma-
dame
»,
Maria Cristina di Francia e Ma–
ria Giovanna Battista di Savoia-Ne–
mours rispettivamente suocera e nuora
(sec. XVII e XVIII). La morte della
seconda Madama Reale (24-3-1724) se–
gna per il venerando edificio l'inizio di
una lenta decadenza. (Vi verr,anno in–
stallati Tribunali, Pinacoteche, e, sui
tetti, un osservatorio astronomico). Una
decadenza da cui sembrerà sollevarlo,
per qualche lustro, la sua elezione a sede
del Senato del Regno, la cui prima ses–
sione, inaugurata 1'8 maggio 1848, nel–
la sala tuttora detta
«
del Senato », apre
l'ultimo capitolo della epopea del castel-
lo feudale di Torino, che da quel giorno
si salda indissolubilmente all'Epopea Ri–
sorgimentale.
Da tale istante si conclude dunque la sto–
ria del Piemonte, concepito quale unità
politico-geografica autonoma, per diluir–
si ed identificarsi con la storia dello Stato
italiano.
Deliberazione più saggia ed encomiabHe
non si sarebbe, perciò, potuta auspicare,
per la
«
Casa dei Secoli », di quella adot–
tata nel 1928, che, sottraendo l'edificio ad
arbitrarie e rischiose destinazioni , lo ri–
servò a sede delle
Raccolte civiche d'arte
antica
nonchè a locale di rappresentanza