Table of Contents Table of Contents
Previous Page  27 / 652 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 27 / 652 Next Page
Page Background

I

parchi

e

i giordini

sono

i

polRloni

della città

Il Parco del Val entino, meraviglioso per armon ia di proporzioni, di movimenti, di colori - I classici giardinetti del

vecchio centro

Campi giochi per bambini

L'arboretum taurinense d'importanza europea dal punto di vista

scientifico - Adeguare il concetto del «verde pubblico» alle mutate condizioni ambientali - Fermare il cemento

Torino può vantare tra le città Italiane

una discreta superficie a verde pubblico.

Oltre al Valentino (468.000 metri qua–

dri) meraviglioso pei: armonia di pro–

porzioni, di volumi, di movimento, di

colori, ricordiamo il Parco Millefonti

(155.000 metri quadri) di recente rea–

lizzazione e che ne costituisce la natu–

rale continuazione; il parco di Villa

Genero (42.000 metri quadri) assai gra–

zioso, che potrebbe in futuro integrar–

si con l'area verde di Villa della Re–

gina, ed il Parco Giacomo Leopardi

(70.000 metri quadri) interessante per

la rustica bellezza.

Il noto Parco Europa (50.000 metri

quadri) recentemente ampliato, è un

meraviglioso belvedere, una balconata

sulla Città e sulle Alpi: di intonazione

in parte classica in parte moderna, ac–

coglie numerose essenze botanicamen–

te pregiate della flora mediterranea che

si adattano assai bene per la felice po–

sizione comune a molte altre zone col–

linari.

Primato di Torino

Il Parco Ruffini (105 .000 metri qua–

dri) sede del Palazzetto dello Sport, il

Parco Carrara (210.000 metri quadri)

ed il Sempione (17.000 metri quadri)

ancora da completare ma già ricchi

di

impianti sportivi, secondo i moderni

concetti delle aree verdi attrezzate per

il tempo libero, rappresentano tre pun–

ti fermi lungo la fascia nord-ovest della

città.

Oltre ai classici giardinetti del vecchio

centro, quali

il

Sambuy che porge il

14

primo gentile saluto a chi scende da

Porta Nuova,

il

Lamarmora,

il

Balbo,

il Reale, Piazza Statuto dove sono pre–

sentate al pubblico le produzioni delle

Serre Municipali, dalle precoci primule

e cinerarie sino all'ultima pennellata di

colore dei crisantemi coreani, desideria–

mo ricordare alcune aree verdi degne di

considerazione quali Villa Rignon in

CC'l.-SO

Orbassano,

il

Sanctus di corso

Svizzera, la piazza Adriano ancora da

completare.

Né sono da dimenticare le sponde del

Po e della Dora (110 .000 metri qua–

dri) in gran parte percorribili, quasi

un unico vasto parco reso suggestivo

dalla presenza dei corsi d'acqua.

Altro primato di Torino è la realizza–

zione dei campi giochi per bambini, in–

seriti sia nei giardini citati sia in nu–

merosi altri piazzali alberati: essi sono

oggi 40 per una superficie di 95.000

metri quadri e dimostrano di essere as–

sai graditi dai piccoli cittadini.

Un cenno particolare merita poi il Par–

co della Rimembranza (420.000 metri

quadri) al Colle della Maddalena che

ospita l'Arboretum Taurinense, centro

fra i più famosi in Europa per la stu–

penda collezione botanica che permet–

te ricerche e studi di dendrologia. Dal

Parco della Maddalena la meravigliosa

strada panoramica di vetta,

il

cui tratto

Pino-Superga è da annoverarsi tra le

più belle realizzazioni di questi ultimi

anni, si snoda praticamente in un gran–

de parco naturale. I boschi (850.000

_metri quadri) opportunamente trattati

potranno tra non molto tempo acco–

gliere quanti vorranno in pochi minu–

ti d'auto lasciare la città immersa nella

caligine per ritrovare il sole e tutto

il

fascino di una natura ancora pressoché

intatta .

In totale Torino possiede attualmente

3.957.000 metri quadri di verde pub–

blico; 153

km.

di strade alberate; 319

km. di filari; circa 260.000 piante.

Sono queste certamente cifre notevoli ,

anche se ancora lontane dai minimi

standard fissati dagli urbanisti per una

città industriale come la nostra e

oc–

corre dare atto dello sforzo compiuto

in tal senso dalla civica Amministrazio–

ne che ha portato i metri quadri di

verde da 1.640.000 dell'anteguerra agli

attuali 3.957.000.

Una cintura di verde

Si ha motivo di credere che Torino sia

uscita da quella fase esistente nella

storia di ogni città, nella quale il fer–

vore di costruzione edilizia e

di

dilata–

zione urbana promossa dallo sviluppo

industriale inducono a uno stato di in–

differenza per ogni esigenza della popo–

lazione diversa dai bisogni considerati

immediati, senza pensare che il verde

è essenziale sia per la vita sia per la

salute pubblica. Torino si sta sald:mdo

ai paesi della cintura.

È

necessario un tessuto connettivo rap–

presentato dal verde atto a legart> i

complessi urbani ed a ristabilire

1''1.

equilibrio che, fortemente compromes–

so dalla rapidità dello sviluppo urbani–

stico, potrebbe rompersi per sempre se–

condo una reazione difficilmente river–

sibile.

La civica Amministrazione, sensibile a

questo problema, ha in animo l'aumento

delle zone verdi per ridare al cittadino

costretto per lunghe ore al chiuso di un

ufficio o di una officina, quel contatto

con la Natura che medici, psicologi, so–

ciologi indicano come primo antidoto

alla nevrosi collettiva che ci assilla, per

ossigenare l'atmosfera sempre più inqui–

nata ed irrespirabile, per attutire il ri–

verbero dell'asfalto, per rompere la mo–

notona uniformità del cemento armato.

Certo, mutate le condizioni ambientali,

tecniche, sociali, urbanistiche, anche

il

concetto del «verde pubblico» deve

adeguarsi ai tempi, dilatarsi, assumere

un più ampio respiro, uscire dagli sche–

mi tradizionali affinchè oltre alla fun–

zione estetica che comunque deve rima–

nere ed associarsi, venga esaltata la fun–

zione igienica.

Sono allo studio da parte del compe–

tente Assessorato ai Lavori Pubblici zo–

ne verdi ampie e profonde oltrechè nu–

merose che, accanto a quelle tradizio–

nali, potranno veramente giustificare la

definizione di « Polmoni della Città ».

Naturalmente queste aree, studiate e

progettate sui binari di una sana eco–

nomia, saranno prevalentemente boschi–

ve, interdette agli autoveicoli, prive di

infrastrutture pesanti, attrezzate per il

tempo libero di ogni categoria sociale, e

conserveranno la loro rustica bellezza

in modo tale da essere pienamente pos–

sedute dal cittadino e non solo osser–

vate con ammirazione mista a timor re–

verenziale.

I boschi di Stupinigi, le sponde del

Sangone, della Dora, della Stura, terre–

ni agricoli a nord della città, costitui–

ranno una meravigliosa cintura verde

tale da sottrarre Torino a un futuro

stato enfisemico, una barriera per fer–

mare la colata di cemento che potrebbe

travolgere noi ed inaridire le future ge-

nerazioni.

Pasquale Perrucchietti