

Il
concetto
Non mi unisco al coro di quelli che Crlt/cano la ur–
banizzazione, la meccanizzazione, la civiltà dei con–
sumi, ecc. Il male consiste non in questi fenomeni
ma nel fatto che non vengono fronteggiati nel qua–
dro dei «problemi della comunità
».
Mancano ve–
dute organiche, interventi razionali, un approccio
in termini di ricerca operativa.
E
così lasciamo che
lo sviluppo tecnologico segua indirizzi contraddittori,
crei conflitti e squilibri. Oggi una pianificata utiliz–
zazione delle risorse sarebbe in grado di portare
molto più avanti il miglioramento delle condizioni
di vita. E queste sono strettamente legate alla frui–
zione di servizi pubblici. Le difficoltà non sono di
natura tecnica ma dipendono principalmente dal per–
sistere di una vecchia mentalità, di una mentalità
privatistica ad oltranza. Le carenze sono nelle per–
sone che potrebbero fare e che non fanno o fanno
male, in coloro che non mettono in opera gli stru–
menti per contrastare la speculazione e gli interessi
di parte a volte imposti brutalmente con colpevoli
connivenze. Una delle vittime della mentalità priva–
tistica è il verde pubblico.
Manca il senso della città nuova, delle esigenze con–
nesse al suo svilupparsi, delle condizioni che rendono
sempre più civili i rappori umani. Si valuta tutto
esclusivamente in termini di danaro. E allora è evi–
dente che lasciare uno spazio libero e destinarlo al
pubblico e quindi non farci sorgere su un edificio
di dieci piani appaia uno spreco. Non si pensa, ed
è comprensibile che il privato non si ponga questo
problema, che la distruzione di aree verdi lede in–
teressi più legittimi perché riguardano la comunità,
ed è responsabile di sprechi irreparabili perché ne
risulta colpita non solo la salute fisica dei giovani
e dei giovanissimi, come comunemente si crede, ma
anche il loro sviluppo psichico, il loro diritto al
movimento, la loro socializzazione, l'impiego costrut–
tivo di energie, l'espressione personale.
Il concetto di spazio verde io l'amplierei nel con–
cetto di spazi verdi o no, aperti o coperti destinati
ai giovani per le loro attività non solo di gioco ma
anche di lavoro creativo e di vita sociale. Si tratta
quindi di procedere a nuove strutturazioni, di creare
e di rendere efficienti istituzioni comunitarie come
centri di gioco e di lavoro educativo, di fornire ad
essi non solo le attrezzature e i materiali adatti ma
anche un'assistenza e una guida qualificata. Occorre
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verde
•
SPO%'IO
che la comunità senta questo dovere dando vita a
sue
istituzioni per il tempo libero così da porre
fine al monopolio confessionale in questo settore.
Il disadattamento giovanile che spesso sbocca in atti
criminosi o in varie manifestazioni di crisi e di di–
sorientamento si combatte anche, se non esclusiva–
mente, mediante le attività di centri comunitari per–
ché possono consentire ai giovani di impiegare co–
struttivamente le loro energie, di acquistare sicu–
rezza, di fare un indispensabile tirocinio sociale.
Particolarmente le periferie sono dal punto di vista
urbanistico-sociale squilibrate. Spazi verdi e centri
comunitari potrebbero costituire un elemento non
trascurabile di riequilibrio delle relazioni umane.
Quando si parla di spazi verdi di solito si pensa
ai bambini: di qui lo scivolo, la torretta, la buca
con la sabbia. Ma bisogna preoccuparsi anche dei
ragazzi più grandi per i quali sono necessarie attrez–
zature adeguate, cioè a livello delle loro esigenze e
delle loro capacità.
E qui i problemi della trasformazione delle istitu–
zioni educative (che dovrebbero tendere decisamente
verso il tempo pieno) e il problema della creazione
di spazi per i giovani e i giovanissimi s'incontrano
e proprio per .questo devono essere risolti secondo
una prospettiva unitaria.
Francesco De Bartolomeis
Parco Europa,
meraviglioso belvedere sulla città: .
intorno il terreno delle vigne
si frammenta
per evidenti motivi economici e sociali
ma, all'antica organizzazione spaziale,
succede un vuoto estetico