

Dal terrazzo di V illa Genero, la collina torinese appare ancor oggi misteriosa e mutevole: a tratti gaia, scintillante, a tratti severa, la sua bellezza panoramica
non si rivela di colpo, ma va scoperta; e si trasforma radicalmente con il variare delle stagioni. Essa costituisce la preziosa «riserva verde della
città »
tre il disegno distributivo di dettaglio le
conferiva nuovo prestigio e la faceva co–
mandare sulle collinette prossime, da si–
gnora, agghindata per una vita spensie–
rata, un po' vana e fes taiola, in un cli–
ma da Arcadia, ma sicuramente conna–
turato con la realtà sociale del tempo
esigente dall'architettura anche tali fun–
zioni da cerimoniale e tali strumen ti
pratici per il medesimo cerimoniale cor–
tigiano.
Il proprietario e la fabbrica stessa della
vigna del Cipresso non erano figura e
cosa d'eccezione, anzi avevano valore
medio; ciononostante la villa ed il suo
ricamato intorno assumono un signifi–
cato di qualche risalto perchè adattano
allo
standard
dell 'uomo comune del
tempo la grande lezione aulica della Pa–
lazzina di Caccia di Stupinigi , insigne
modello di gesti dell a galanteria uffi–
ciale e statale.
Successivamente , le generazion i dell'Ot–
tocento rianimarono
la
moda della vil–
leggi atura collinare e stabilizzarono una
vita residenziale più borghese.
La dimensione delle maglie di lottizza–
zione del tessuto delle vigne venne a
diminuire. Il disegno si infittÌ in al–
cuni luoghi che
il
clima più dolce ren–
deva più simile a quello di riviera per
la possibilità di sfruttare vallette, qua–
si golfetti marini , esposte a meridione.
È
noto che per tali spunti geo-topo–
morfologici , tra Moncalieri e Testona,
lO
dimorano i pini marittimi , gli olivi, le
magnolie ed altre piante mediterranee.
Comunque il disegno ottocentesco, qua–
si uno splendido biancheggiante ed ar–
genteo ricamo di gusto neoclassico,
sfruttato anche dai romantici, è ancora
prodotto di stile. Mette nella propria
azione pratica di riattamento , e talora
limitatamente di rammendo, amoroso
impegno d'arte, valido perché dà forma
a moti del sentimento. Non per nulla
un aureo libretto della poetessa Bar–
bara Allason s'intitola « Vecchie ville,
vecchi cuori ».
Ma purtroppo i tempi hanno mutato
l'animo operativo. Le nuove generazio–
ni nel rifiuto d'ogni tradizione in cui
non si sentano congeniali , non capisco–
no e non amano quest'ossatura d'im–
postazione classica . La colonia delle vi–
gne, nella quale molti uomini" d'oggi
si sentono stranieri, è stata attaccata
a scopo demolitorio.
Il terreno dell e vigne si frammenta per
evident i motivi economici e sociali .
Lo storico deve registrare tali motivi
pratici della polverizzazione snaturante;
ma con infinita malinconia intrisa di
nostalgia deve purtroppo anche regi–
strare l'assenza di un animo composi–
tivo sostitu tivo altrettanto valido di
quello in disarmo e demolizione.
Ciò che si registra non è un nuovo sti–
le: è il caos , mancando qualsiasi conato
di cementazione ideale.
Nei testi dei regolamenti edilizi e dei
piani regola tori delle varie ammIDI stra–
zioni comunali interessanti la cosidetta
collina di Torino (Gassino, San Mauro,
Baldissero, Chieri, Pino, Pecetto, Revi–
gliasco, Moncalieri ed altri) la polveriz–
zazione e l'assenza di disegno gene–
rale non solo è ammessa per la specu–
lazione immobiliare, ma
è
imposta dal–
la normativa stessa.
L'organizzazione spaziale antica a gran–
di tasselli edilizi immersi in molto ver–
de che li isola, stemperandoli nel co–
lore del noto paesaggio, sta per essere
sostituita da un'altra tipologia carat–
terizzata da infiniti puntini chiari con–
tornati da grande massa altrettanto chia–
ra di muretti cementizi e da cancellate
metalliche di recinzione, da muri di
sostegno di terreni spingenti, da asfalti
stradali , da bordi cementizi delle aiolet–
te di sciatti giardinetti nei quali so–
pravvive ben poco verde, l'unico ver–
de. Ad un'organizzazione spaziale signo–
rilmente artistica si sostituisce un'ar–
chitettura che talora è solo sciattamen–
te plebea e quasi sempre stupidamente
eclet tica , trasportando qui, senza sa–
perli inserire, mille modi stilistici in–
coerenti e spaesati , da quelli provenzali
e catalani a quelli di Val Gardena e
dell 'Alto Adige.
Si ha cosÌ
il
penoso declassamento for–
male nel complesso e nel dettaglio che,
se non si arginerà il malcostume, can-
celIerà con la banalità stilistica ed in–
ventiva l'entusiasmante disegno « tota–
le » che invece s'è prima lodato.
Non è questa la sede per proporre i
rimedi idonei attraverso tutela conser–
vativa e cura del paesaggio, nel signifi–
cato altrove illustrato, i quali modi
operativi si possono alternare nell'obiet–
tivo di agevolare le esigenze culturali
del turismo e quelle della società at–
tuale e futura, salvando il possibile,
cioè l'animo compositivo. Tale animo
dovrebbe mantenere nello spirito gene–
rale un grande chiaro disegno, anche
se nel dettaglio
ci
si ingegnerà a ser–
vire una sempre crescente massa di
fruitori della collina, impedendo così
che la espansione della scena da su–
burbio, incolora e desolante, disturbi
la lettura di una chiarezza funzionale–
distributiva sposata ad altrettanto chia–
ra abilità scenografica.
L 'avere additato la struttura della col–
lina torinese come civilissima architet–
tura antica è necessaria premessa per
una cosciente impostazione della futura
riorganizzazione, che si vorrebbe tale
da suscitare amore altrettanto valido
sul piano spirituale.
Augusto Cavallari-Murat
(*)
Una zona splendida nel suo sapore arcaico
è,
ad esempio, la zona di Bardassano, Sciolze,
Vernone, Avuglione, Marentino, che la Guida
del Touring addirittura ignora e sulla quale
vorrei parlare un giorno o l'altro.