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Massimo Quaglino: «Crocevia di Salita Margh erita
».
La collina offre alla
città
il dono del suo verde e della sua aria pulita,
ma la
città
può contaminare la collina
distrutto. Ma perchè? La trattoria stessa, dove
possedevano il segreto delle squisite anguille
in gelatina, non esiste più: ha ceduto le sue
mura a non so quale «night », dove certo
non metterò mai piede: mentre i balconcini
barocchetti , di ferro battuto, ricordano ancora
all'ignaro passante l'antica nobiltà che si è
voluto deturpare. Era proprio necessaria tutta
questa rovina? Perchè non adattare
il
nuovo
locale alla bellezza del vecchio, senza guas tare
nulla? A me sembra che sarebbe stato non sol–
tanto possibile, ma facilissimo. Non sono man–
cati i mezzi e neanche , forse, la volontà : sol–
tanto l'intelligenza , soltanto « l'idea »!
Peggio ancora, poco più su , quando ci adden–
triamo nella valletta, e arriviamo a quel casale
largo, basso, a sinistra della strada, e di faccia
al gioco di bocce, che si chiamava semplice–
mente « Osteria Mongreno » e che oggi è di-
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ventato « La Piola », come annuncia un enor–
me cartello in stile falso rustico , con ruote di
carro per insegna, tipo saloon per cow-boys , e
tutta l'atmosfera , fuori e dentro, di un western
da fumetto.
La decadenza del gusto
Solo i tetti, color vecchia barbera, sono ancora
quelli: ma non dubito, alla prossima visita,
di vederli coperti di paglia, di lamiera, o di
plastica ondulata.
Proseguiamo. Risaliamo fino a Mongreno. E ,
finalmente , ritroviamo la pace, la solitudine,
le prode coi boschetti di carpini e di noccioli,
l'incanto che cercavamo. Senonchè , anche qui ,
appena entriamo nel parco della villa che è
sul poggio, tocchiamo con mano un'altra, an–
cora più triste, realtà. Eh sì! La decadenza
del gusto non è cominciata oggi, ma trenta o
quarant'anni fa, forse ancora prima.
Il terreno di questa meravigliosa proprietà,
una delle più belle della nostra collina, ha la
forma allungata di una nave: sottile, stretto,
occupa l'intera cresta del poggio, e si affaccia
da una parte sulla valletta del Cartman, dal–
l'altra verso Reaglie, offrendo lo spettacolo di
un ineguagliabile doppio panorama: Superga,
tutte le Alpi, Torino lontana. Ma ecco: l'in–
fame, l'orrenda balaustrata di cemento che di–
fende il terreno, dalle due parti, per tutta la
sua lunghezza, è quasi sufficiente, da sola, a
guastare ogni cosa. La villa stessa, costruita
negli anni trenta e ampliata recentemente,
offende l'occhio senza rimedio: mentre ,
lì
accanto, nel bosco,
la
vecchia casa, oggi ridotta
a rustico, è opera di un'assoluta perfezione
architettonica. Perchè, mi domando angosciato ,
perchè questa bellezza « non è stata vista »?
Che cosa ci voleva a capire che sarebbe bastato
impiantare i termosifoni e un paio di bagni
nella vecchia casa? e che , oltre tutto, si sa–
rebbe anche risparmiato?
Innovazioni e pregiudizi
Tra i molti e complicati problemi di una società
in via di sviluppo, non c'è dubbio che l'edu–
cazione del gusto sia il più difficile. Nè si
invochino, per carità, le necessità economiche.
Quasi sempre, conservare costa meno che in–
novare. Le innovazioni non sono mai, o quasi
mai, dovute a princìpi di sana amministrazione,
ma piuttosto, ahimè, alla vanità, alla retorica,
agli stupidissimi pregiudizi della moda.
I posteri ci giudicheranno dalle mura che ab–
biamo innalzato. Gli architetti non sono che
lo specchio della nostra coscienza: la sentenza
che noi diamo di noi stessi, involontaria, im–
placabile, e perfettamente intelleggibile alle
generazioni future. Già l'epoca fascista po–
trebbe essere giudicata come una delle peg–
giori della nostra storia più recente soltanto
dallo stile funereo e presuntuoso delle sue
case e dei suoi monumenti.
Per fortuna, i difetti dell'attuale architettura
sono minori dei difetti dell'architettura fasci–
sta: ma esistono. E la collina torinese, proprio
per la sua antica bellezza, è un terribile banco
di prova. Dobbiamo affrontare con pazienza,
con studio, con amore tutte le difficoltà , e
dobbiamo superarle.
Mario Soldati