

cante infatti, Thefarie Velianas sembra
aver ottenuto la suprema autorità nella
città di Pyrgi grazie all'influenza carta–
ginese nei primi anni del V secolo a.c.
L'Etruria Padana nel campo delle sco–
perte più recenti
ci
dà i risultati delle
ultime campagne di scavo nell'area di
Marzabotto che hanno permesso di ri–
cuperare uno dei più interessanti im–
pianti regolari di città etrusche nel quale
indubbi elementi di origine greca, ippo–
damei, si legano a interpretazioni anche
rituali di colore locale.
La grande pittura parietale è rappre–
sentata dalla Tomba della Scrofa Nera
di Tarquinia databile all'inizio del IV
secolo a.c. Essa costituisce non solo uno
dei più begli esempi di irradiazione in
Etruria dell' insegnamento della grande
pittura greca, risolto e interpretato se–
condo
il
gusto locale, ma anche un im–
portante documento delle tecniche mo–
derne applicate alla conservazione degli
oggetti d'arte. La Tomba infatti, rinve–
nuta in seguito alle prospezioni archeo–
logiche compiute dalla Fondazione Le–
rici, è stata, una volta scavata, affidata
all'Istituto Centrale del Restauro che ha
operato il distacco del dipinto e la sua
trasposizione su appositi telai che hanno
consentito il trasporto e l'esposizione
nella Mostra.
Ci
siamo soffermati su alcuni dei com-
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Olpe a rotelle, corinzia,
proveniente
dal grandioso ritrovamento
della Tomba del Carro di bronzo
di Vulci
Testa di guerriero, da Veio,
testimonianza esplicita
di quella scuola di coroplastica
della fine del IV secolo a.c.
plessi più notevoli soprattutto perché
sono quelli che meglio esemplificano
il
concetto alla base dell'esposizione,
di
offrire al pubblico un contesto archeolo–
gico e non
il
singolo pezzo. Ma natu–
ralmente la Mostra è integrata e arric–
chita
di
numerosi altri pezzi di singolare
importanza che si affiancano ad alcuni
capolavori nuovamente presentati, pos–
siamo dire per memoria, quali il lebete
argenteo della Tomba Barberini di Pale–
strina e la testa in terracotta di guer–
riero da Veio, testimonianza esplicita
di quella insigne scuola di coroplastica
della fine del VI secolo a.c.
Vocazione di Torino
Nella visita della Mostra occorre tener
presente soprattutto questo concetto in·
formatore cui abbiamo fatto più volte
riferimento e cioè
il
desiderio di offrire
un aggiornamento e una puntualizzazio–
ne sulle ricerche nell'ambito della civiltà
etrusca. Tale aggiornamento fa credito al
visitatore di una introduzione e di una
conoscenza già acquisite nell'ambito di
questo mondo che tanta importanza e
suggestione ha nella storia della più
antica arte dell'Italia.