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alberi.

È

questo il più celebre tra i bastioni antichi ,:i

T orino, detto inizialmente

«

degli Angeli» e poi anche

«del Garittone» dalla bella costruzione a tempietto,

attribuita al Vittozzi, sorgente al vertice.

I!

Garittone

-

che non

è

più lo stesso che oggi ve–

diamo sulla punta del bastione modificato

-

era

il

noto luogo di riposo e di svago della duchessa Cate–

rina, moglie di Carlo Emanuele I. Lo divenne, in se–

guito, per Francesca di Orléans, prima moglie di Carlo

Emanuele II, la cosidetta « Colombina d'amore

».

Nel fossato asciutto che circonda le mura si nota, pare,

una cunetta, una specie di piccolo fossatello

-

comune

a tutti i fossati privi d'acqua

-

per la racco!ta e lo

smaltimento delle acque meteoriche, evitandosi così i

pantani e le zone melmose.

I!

muro di controscarpa di

questo fossato, visibile al saliente del Bastian Verde,

è

ancora in terra ed

è

bordato superiormente da uno

stretto passaggio defilato alla vista esterna, la

«

strada

coperta» che percorreva tutto il tracciato delle fortl–

ficazioni di T orino, all'esterno del fossato.

I n ultimo vediamo un ponte che attraversa un breve

corso d'acqua: il ponte

è

in legno, con leggeri pilastri

pure in legno infissi nel letto del fiume; non vi è dub–

bio che si tratta del ponte che attraversava la Dora pro–

prio sotto il Bastian Verde e che dava accesso alla

strada che portava al Parco Vecchio

-

l'odierno Corso

Regio Parco.

I!

ponte

è

molto vicino al Bastione; l'in–

cisione del De Ville

-

mi preme il dirlo

-

è quindi

Note

(') I duchi di Savoia solevano conferire l'abito e la Croce dJ

Cavaliere dell'Ordine a sudditi stranieri, «per segnalati ser–

vizi

».

Non sempre però tali concessioni venivano trascritte

sui Ruoli dei cavalieri professi - tutt'oggi conservati presso

gli Archivi dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro in Torino.

E questo forse il caso di Antoine De Ville, il cui nome non

appare sui documenti di archivio dell'Ordine; non può però

escludersi la possibilità dello smarrimento di un Ruolo al tempo

dell'invasione rivoluzionaria francese del Piemonte.

(Debbo queste notizie alla cortesia del personale preposto agli

Archivi dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro in Torino).

(2)

«

Les Fortifications du Chevalier Antoine De Ville»

con–

tenans la maniere de fortifier toute sorte de places tant regu–

lierement, qu'irregulierement en quelle assiete qu'elles soient;

comme aussi les Ponts, passages, entrées de rivieres, Ports de

mer: La construction de toutes sortes de Fort

&

Citadelles;

le moyen facile de tracer sur le terrain. Le tout à la moderne,

comme il se practique dans les meilleures Places de l'Europe,

demonstré

&

calculé par les Sinus

&

Logarithmes.

«Avec l'Ataque et les Moyens de Prendre les Places »

par

intelligence, sedition, surprise, stratageme, escalade: Les ef–

fects de diverses sortes de Petards, pour faire sauter les por–

tes, murailles

&

bastimens: Plusieurs Instrumens pour rompre

les chaines

&

paux: L'ordre des longs Sieges, la construction

des Forts

&

Redoutes, les Retranchemens des Quartiers. Des

Tranchées, Bateries, Mantelets, Mines

&

plusieurs inventions

nouvelles non iamais escrites.

Plus la Defense,

&

l'instruction generale pour s'empescher des

surprises: les remedes contre la trahison, sedition, revolte:

Pour se garantir des escalades: Diverses inventions nouvelles

contre le Petard: La defense contre les longs Sieges,

&

contre

les Sieges par force: L'ordre contre les aproches: Des Sorties,

Contre-mines, Retranchemens, Capitulation,

&

Reddition des

Places.

Le tout representé en cinquante-cinq Planches, avec leurs Plan–

tes, Prospectives,

&

Paisages. Le Discours est preuvé par De–

monstrations, experiences, raisons communes,

&

Physiques, avec

les rapports des Histoires anciennes,

&

modernes.

- A Lyon, Chez Irenee Barlet, rue de Confort, à l'lmage

S. Irenee.

- MDCXXVIII -

oppure

42

una delle poche testimonianze d'epoca che illustrino

quanto vicino fosse un tempo il corso della Dora alle

mura di Torino.

Preziosa documentazione grafica

Dobbiamo essere grati al De Ville di averci lasciato

questa preziosa documentazione grafica sulla Torino

dei primi del Seicento; pochi superstiti edifici rzman–

gana oggi di quella città che egli disegnò oltre tre se–

coli e mezzo fa, brevi resti sopravvivono di quella

cinta bastionata di cui il giovane architetto applicò cer–

tamente il tracciato

-

con le varianti, frutto del suo

ingegno e dei suoi studi

-

a Calais, Montreuil-sur–

Mer, la cittadella di Verdun e diversi altri luoghi.

Gli studiosi di fortificazioni ricordano infatti che il suo

sistema di

«

fronte bastionato» si distaccava di poco

da quello originale italiano con cui l'architetto si era

familiarizzato durante gli anni giovanili in Piemonte e

nell'Italia Settentrionale.

E

quei primi anni passati nella nostra terra, combat–

tendo e studiando, influirono inoltre profondamente

sullo spirito e sul carattere dello scrittore; le citazioni

numerosissime di personaggi, di luoghi e di episodi

della vita piemontese del suo tempo o di poco ante-

- A Lyon, Chez Scipion lasserme, rue de Confort, à l'Image

S. Irenee.

- MDCXXVIII -

(Edizioni «in folio »)

(3)

Nella dedica vengono citati i nomi delle località in cui Vit–

torio Amedeo si era recentemente segnalato:

- Crevacuore (1616, Guerra contro il Principato di Masse–

rano e la Spagna);

- Riviera di Ponente - Pieve di Teco - Bistagno (1625,

guerra

«

di Valtellina », contro la Spagna e Genova).

(4)

L'Armata Reale fu costretta a ritirarsi da Montauban nel

novembre 1621 «après mille vingt coups de canon tirez dans

deux mois et demi, la pérte de séize mille hommes tuez du

glaive, ou morts de maladie... » (Histoire particuliere des plus

memorables choses qui se sont passées au siège de Montauban

et de l'acheminement d'ice!uy - Leide - Basson, MDCXXIII -

Biblioteca delle Scuole di Applicazione d'Arma, 16°).

(5)

Il fratello di Antoine, le Sieur Laurens De Ville, ricoprì

il grado di capitano e poi di sergente maggiore (corrispondente

all'odierno grado di Maggiore) nel Reggimento Loreno del

Principe Tommaso di Savoia-Carignano. Tale Corpo aveva una

forza di circa 5000 uomini ed era stanziato ordinariamente in

Savoia; denominato prima «Reggimento Loreno del Marchese

di Salerano » e poi del

«

Principe Tommaso », esso fu impie–

gato nella guerra contro la Spagna e Genova (1625-1626) e si

segnalò all'assedio di Verrua (1625). Combattè poi contro la

Francia nella guerra di successione di Mantova (1627-1631).

In un interessante ed assai poco noto volume dello stesso Sieur

Laurens De Ville: «La Justice Militaire de l'Infanterie », edito

a Parigi nel 1633, trovo che egli ha continuato a prestare ser–

vizio nel reggimento del principe Tommaso anche nel cors:J

della guerra contro la Francia, come alla battaglia di Sampéyre

ed allo scontro di Casteldelfino dell'agosto 1628.

Pare che tale condotta non comportasse a quei tempi alcuna

sanzione da parte del proprio Sovrano, poichè nel 1633 Laurens

De Ville ricopriva la carica di «Mestre de Camp appointé du

Roy, et Commissaire de la Compagnie d'hommes d'armes de

Monseigneur l'Eminentissime Cardinal de Richelieu - Duc et

Pair de France ».

(L'opera di Laurens De Ville, in 8°, edita presso Anthoine de

Sommaville - Parigi, MDCXXXIII, è conservata presso la Bi–

blioteca Reale, Collezione Saluzzo, E 1084).

(6)

L'episodio dell'assedio di Verrua del 1625 si inquadra nella

guerra «di Valtellina» in cui la Francia, Venezia e il Ducato

di Savoia ebbero a combattere contro la Spagna e Genova.

riore, gli accenni ed i riferimenti minuti a T orino ed al

suo sviluppo urbano, ci testimoniano nel De Ville non

il semplice interesse di straniero per un piccolo paese

che egli sentiva diverso, e forse migliore, del suo, ma

ci rivelano un legame profondo, un affetto da cui -

a distanza di tanti anni

-

non possiamo non rima–

nerne toccati.

Gli scritti e le opere fortificate che rendono celebre il

De Ville in Francia

(23)

diffondono indirettamente in

quel grande paese qualcosa della nostra regione, della

Torino di Carlo Emanuele I.

E

i Piemontesi possono

sentirsi orgogliosi di avere in lui

-

che ama recingere

il suo ritratto con l'iscrizione « Eques St. Mauritii ct

Lazari

» -

un ammiratore fedele, un amico discreto e

riconoscente per l'apporto dato dal Piemonte alla sua

forma zione quale architetto militare.

H

o rinvenuto con emozione qualche giorno fa , alla Bi–

blioteca Reale, una breve frase sul De Ville vergata di

pugno dal conte Cesare di Saluzzo sul

«

ris?,uardo

»

del

volume in folio

«

Les Fortifications du Chevalier An–

toine De Ville» già appartenuto all'eminente storico:

essa sintetizza, nel suo stile ben noto ed in modo vera–

mente efficace, i vincoli che legano il Piemonte ad An–

toine De Ville:

«

Le Piémont peut revendiguer, en lui, comme en bien

d'autres choses, une partie de l'honneur gue les tra–

vaux de De Ville ont fait

à

la France

».

Guido Amoretti

Dopo vari avvenimenti sul territorio genovese, nell'agosto 1625

il duca di Feria, comandante in capo delle forze spagnole, cinse

d'assedio la piazza savoiarda di Verrua, presso Crescentino.

Vittorio Amedeo era riuscito in quel frangente a far introdurre

nella piazza 1000 suoi soldati comandati da Francesco Damas,

Marchese di St. Réran. Fu un assedio durissimo e cruento;

l'incombente autunno rese ancora più ardue le operazioni degli

spagnoli, sterili dopo molte settimane d'investimento. Minac–

ciato dal duca Carlo Emanuele I e dal maresciallo francese

Crequi con un corpo d'osservazione, assalito ai primi di no–

vembre dal maresciallo De Lesdiguières, il duca di Feria, di–

sperando ormai di riuscire nell'impresa, ordinava l'abbandono

degli attacchi e cedeva il comando a Don Consalvo da Cordova.

Questi ripiegava il 15 novembre 1625 sul territorio milanese

lasciando materiali, artiglierie, {eriti ed ammalati sotto le mura

di Verrua. Circa 20.000 spagnoli erano caduti da agosto a no–

vembre.

(7)

Convitto delle Vedove e Nubili: Madama Felicita di Savoia,

figlia del Re Carlo Emanuele

III ,

fece iniziare nel 1787 la co·

struzione di un edificio destinato a ricovero delle vedove r

delle nubili di nobile famiglia. Tale edificio, su disegno del·

l'architetto Faletti, venne eretto sul luogo di una precedente

villa della famiglia Giajone (o Giaglione). Attorno al convitto

si estendeva una proprietà di ben quarantacinque giornate pie·

montesi, destinate a parco, luogo di passeggio, ecc. (Luigi Ci–

brario:

Storia di Torino,

VoI. II, Fontana, 1846).

(8)

A fianco della Chiesa non vi è traccia del Convento dei

Cappuccini, che secondo il punto visuale dovrebbe essere sulla

sinistra del tempio. Una bassa costruzione si nota invece sul

lato destro. Tale mancanza può spiegarsi come una delle solite

« licenze » del De Ville, oppure come la sua precisa intenzione

di valorizzare ed esaltare la nuova chiesa del Vittozzi, esclu–

dendo pertanto la massiccia costruzione del Convento.

I lavori per la chiesa del Monte ed il Convento dei frati Cap–

puccini furono iniziati contemporaneamente, neìl'anno 1583,

per volere del duca di Savoia, Carlo Emanuele I, che aveva

appositamente acquistato il cocuzzolo boscoso, già proprietà

della famiglia patrizia torinese dei Maletti e quindi degli Sca–

ravelli. Il Convento del Monte venne fondato dal duca al

preciso scopo di dare una sede a quei religiosi che egli voleva

operassero nelle valli del Pinerolese per la conversione delle

popolazioni valdesi. Sette anni dopo la posa della prima pie–

tra, nel 1590, i Padri Cappuccini presero possesso dell'edificio

del Convento, al quale fu unita l'antica chiesuola in cui, da

tempo immemorabile, si venerava la SS, Vergine, sotto

il

ti-