

intravedere una mIniera di risorse non
ancora sfruttate.
Ci
preme oggi affer–
mare che anche i concetti organizzativi
subiscono una evoluzione graduale e cri–
teri che sembravano solidamente affer–
mati debbono essere continuamente ri–
veduti o quanto meno rimessi in di–
scussione.
Un esempio è fornito dalla diminuita
importanza che hanno oggi per i lavo–
ratori gli incentivi in denaro, i cottimi,
di fronte alle catene di produzione o di
montaggio, che vincolano gli addetti ad
un ritmo uguale ed omogeneo.
Probabilmente anche un altro concetto
che ritenevamo fondamentale è sottopo–
sto oggi a rudi scosse; quello della spe–
cializzazione del lavoro e della separa–
zione rigida delle funzioni. Il lavoro
« in briciole », tanto duramente attac–
cato dagli psicologi per le forme di alie–
nazione che indurrebbe, trovava una
giustificazione nella destrezza raggiunta
dall'operatore, nella sua profonda ed in–
tima conoscenza di una fase di lavoro
molto ristretta. Il collegamento fra ope–
razioni diverse, implicito nell'automazio–
ne o anche solo nella meccanizzazione
spinta, tende a ricostruire l'unità inizia–
le del processo produttivo ed obbliga
chi vi è addetto alla comprensione, non
di una fase parcellare, ma del comples–
so; ciò porta del resto ad evitare le
incertezze, ombre ed incomprensioni che
insorgono nel passaggio fra una fase e
l'altra, nel frazionamento eccessivo del
processo.
Perfino la separazione rigida fra eseguire
e controllare, per la contraddizione che
nasce da un contrasto di interessi -
quello di produrre il più possibile e gua–
dagnare in proporzione, e quello di as–
sicurare una qualità elevata - merita
di essere riesaminata. Una riunificazione
in uno stesso responsabile dell'una e del–
l'altra funzione - soprattutto quando
sia scomparso lo stimolo artificiale del–
l'incentivo - è possibile attraverso una
elevazione culturale del lavoratore, che
lo metta in grado di « comprendere» a
fondo il significato del processo lavo-
rativo cui è adibito, riavvicinandolo a
quell'atteggiamento che è specifico del–
l'artigiano.
Non ci si illuda peraltro che alla mi–
gliore produttività che risulterà da un
riconquistato senso di dignità del pro–
prio lavoro, si pervenga con facilità.
Dietro la semplicità di una organizza–
zione apparentemente più elementare, si
erge la necessità di creare una struttura
organizzativa in cui la funzione adde–
strativa, intesa come innalzamento del
livello culturale, della coscienza profes–
sionale, della intima comprensione del
proprio ruolo da parte del lavoratore,
assume una importanza determinante.
Anche il termine addestramento è im–
proprio; l'azienda dovrà connettere in–
timamente la formazione e l'aggiorna–
mento del personale con il progresso,
con lo sviluppo tecnologico; tecnologia,
programmazione, formazione del perso–
nale, organizzazione, dovranno confluire
in un tutto unico nella gestione azien–
dale dell'impresa di domani.
Questi brevi cenni valgono ad illustrare
quali affascinanti campi siano aperti al–
l'organizzazione del lavoro nell'officina,
ma anche negli uffici, nelle amministra–
zioni, nei servizi. Lo stesso sviluppo te–
cnologico a sua volta riceverà un rin–
novato impulso da «forze di lavoro»
il cui livello culturale più elevato è da
intendersi come il risultato di una for–
mazione che affonda le proprie radici
e trae la propria linfa nella tecnologia.
Gino Martinoli
Pier Giorgio Rivetti
Lo sviluppo della tecnica e l'organizza–
zione del lavoro hanno caratterizzato
positivamente, in questi ultimi decenni,
la vita e l'attività di ogni impresa e ne
hanno determinato la crescita.
In tutti i settori la ricerca della massima
produttività, come soluzione al proble–
ma dell'aumento degli oneri di produ–
zione determinato dal continuo incre–
mento della voce «costo del lavoro »,
ha rappresentato la nota dominante.
Il progresso tecnologico e organizzativo
si è inserito in questo contesto, mani–
festandosi nelle ben note forme della
meccanizzazione e della automazione in–
dustriale, provocando un rapido incre–
mento della produzione. Non era d'altra
parte possibile che uno sviluppo così ra–
pido e con un così elevato saggio di in–
cremento si potesse estendere con la
stessa velocità a tutti i settori delle
aziende. Molto spesso, inoltre, gli uo–
mini chiamati ad applicare le nuove te–
cniche si sono trovati a doverne vagliare
e discriminare l'utilizzo, spesso senza
una preparazione sufficiente per la man–
canza di adeguati e approfonditi periodi
di sperimentazione.
La disarmonia nello sviluppo delle te–
cniche in settori diversi dallo specifico
settore produttivo, e la difficoltà di ag–
giornamento di chi deve impiegare le
tecniche stesse, sono l'aspetto più im–
portante del problema che le aziende
devono affrontare per poter estendere i
concetti di massima produttività al–
l'intero complesso delle «operazioni»
aziendali e ottenere quindi un armonico
sviluppo di tutti i quadri, operanti al–
l'interno dell'azienda. L'attenzione
\ 'a
quindi rivolta ad una migliore utilizza–
zione della tecnologia oltre che nel set–
tore della produzione, tradizionalmente
più soggetto al processo di razionalizza–
zione organizzativa, anche nei settori
commerciali e amministrativi e nei ser–
vizi, che si sono sviluppati con minor
vigore e metodo.
Non
è
quindi pensabile che un processo
di sviluppo tècnologico avvenga senza
il .
presupposto della formazione di uomini
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