

sta occupazione come un fatto puramen·
te transitorio.
Conseguenze: sovvenzioni dello Stato,
e magari denaro pubblico dato a una
azienda che non aveva prospettiva, nes·
sun condizionamento per mutare gli
orientamenti imprenditoriali, riduzione
a metà dell'occupazione. E
questo è un
estremo.
b)
Vi sono altre grandi e medie aziende,
dove lo sviluppo della tecnica e l'organiz–
zazione del lavoro hanno raggiunto livel·
li internazionali; non a caso la più gran·
de azienda torinese, la FIAT in questi
ultimi anni
è
diventata la più impor·
tante azienda produttiva di auto in Eu·
rapa ed entra nel novero delle «gran·
di » su scala mondiale, così come un
settore industriale nuovo, l'industria ita·
liana degli elettrodomestici, negli ultimi
due anni ha conquistato il primo posto
in Europa e il terzo su scala mondiale
dopo gli USA e il Giappone.
Lo sviluppo della tecnica e l'organizza·
zione del lavoro, non hanno prodotto ri·
duzione dell'occupazione in senso assolu·
to, semmai una relativa diminuzione del·
l'occupazione in rapporto al volume di
produzione realizzata, ma hanno imposto
(attraverso le gerarchie aziendali) un
adattamento del lavoratore sia ai tra–
guardi produttivi dell'azienda che ai
nuovi strumenti di produzione ed alla
nuova organizzazione del lavoro.
La tecnica non è strumento per liqui·
dare aspetti oppressivi della condizione
di lavoro, non si adatta alle condizioni
di lavoro, non si adatta alle esigenze
del lavoratore nel ciclo produttivo ma,
al contrario, attraverso l'organizzazione
del lavoro si impone l'adattamento del
lavoratore ai ritmi produttivi. L'uomo,
l'operaio è considerato sulla base della
efficienza aziendale come un mezzo di
produzione non ancora sostituibile del
mezzo meccanico, o comunque in mol–
tissimi casi come il meno costoso.
Come l'ammortamento dei moderni mez·
zi produttivi è previsto in un certo pe·
riodo di anni, così i lavoratori addetti
alle linee di montaggio, giostre, circuiti,
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lavorazioni a ritmo predeterminato deb·
bono avere certi requisiti inerenti alla
età, subire diverse forme di selezione, e
le energie che
il
lavoratore deve spen·
dere nell'arco della sua vita lavorativa
sono compresse in un periodo di anni
molto ristretto.
Mentre la scienza ha eliminato le epide·
mie che hanno determinato enormi mor·
talità nei secoli scorsi con la scoperta
degli antibiotici, oggi la stessa scienza
si trova ad affrontare un problema al·
trettanto vasto, come le conseguenze
sulla salute del lavoratore prodotte da
malattie specinche e aspecinche dovute
al moderno processo produttivo.
Eque·
sto
è
l'altro estremo.
Fra questi due estremi, che sono in
realtà complementari fra loro, presenti
praticamente in ogni azienda, si collo·
cano le realtà aziendali, con tutte le loro
implicazioni che non possiamo vedere
parzialmente.
Così, ad esempio, l'ETI, dopo alcuni
anni di gestione dell'ex CVS, ha effet·
tuato sì un certo rammodernamento de·
gli impianti e migliorato l'organizzazio·
ne del lavoro, ma nel più grande com·
plesso cotoniero d'Italia vi sono ancora
stabilimenti chiusi, sono peggiorate le
condizioni di lavoro, l'occupazione è di·
mezzata, le donne fanno i turni di notte
vietati dalla legge.
Sotto questo profìlo, esigenze di ram·
modernamento degli impianti, unitamen·
te ad una diversa organizzazione del la·
varo, necessaria alla competitività inter·
nazionale, come per il settore dei cusci·
netti a rotolamento, o l'esigenza di un
profondo lavoro di ricerca e di speri·
mentazione nel settore elettronico, sono
stati visti unicamente con la logica del
prontto. La cessione di settori fonda·
mentali dell'industria al capitale stranie·
ro, scelte condivise dal Governo, com·
porta anche scelte che, avallando questa
logica, pone punti essenziali dell'econo·
mia italiana in una posizione subordi·
nata e sempre più arretrata rispetto ad
altri Paesi.
Concludendo. Lo sviluppo della tecnica
può rappresentare realmente un progres·
so in tutti i sensi, se l'organizzazione
del lavoro non si pone l'obiettivo di
adattare l'uomo allo sviluppo della te·
cnica, ma viceversa. In questo modo
il
progresso è anche sociale, se si affron·
tana i problemi dell'occupazione, del–
l'orario, del ritmo, della salute, della
cultura generale dell'uomo.
Una logica del prontto che consideri
l'uomo nella organizzazione del lavoro
come il mezzo produttivo meno costo·
so, saturabile entro un breve periodo
di tempo, imponendogli l'auto, la tele·
visione, gli elettrodomestici non come
esigenza di vita ma come scopo e pre·
stigio nella società non può che essere
contestata in tutti
f
sensi e sotto tutti
gli aspetti.
Questo non per il gusto di una valu·
tazione globale ma per una meditata e
convinta alternativa ad un discorso par·
ziale.
Emilio Pugno