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un rapido aumento della produttività e,

almeno in alcuni settori, in un più ele–

vato rapporto tra il capitale investito ed

i lavoratori occupati (in altre parole au–

menta l'apertura della forbice tra prc–

duzione ed occupazione).

I riflessi di questa tendenza sulle pro–

spettive generali dell'occupazione sono

complessi.

Si può innanzittutto rilevare come l'esi–

genza di un aumento della produttività

del sistema possa essere soddisfatta sen–

za compromettere il fondamentale obiet–

tivo della massima occupazione, purché

la domanda globale sia mantenuta ad

un livello tale da mettere a frutto le

vaste risorse di cui l'economia italiana

dispone e, purché sia facilitata la diffu–

sione, in tutto

il

sistema economico, dei

vantaggi del progresso tecnico acquisiti

dai settori più dinamici.

Si possono altresì porre in rilievo gli

effetti moltiplicativi e diffusivi di occu–

pazione e di reddito che i settori a più

avanzata tecnologia possono esercitare

sull'insieme dell'industria e, sul vasto

settore dei servizi - ove non si frap–

pongano ostacoli dovuti alla presenza di

posizioni monopolistiche o alla ineffi–

cienza del sistema distributivo - attra–

verso l'aumento della domanda e la ri–

duzione dei prezzi.

In una prospettiva di medio periodo,

il

conseguimento dei due obiettivi - la

efficienza competitiva e la piena occu–

pazione - esige tuttavia un'attiva po–

litica di sviluppo, le cui linee fondamen–

tali sono indicate nel Piano economico

nazionale.

Su questa constatazione hanno concor–

dato le diverse parti rappresentate nella

recente Conferenza triangolare per l'oc–

cupazione; anche se noi sindacati ab–

biamo unitariamente formulato delle ri–

serve nell'interpretazione delle tendenze

spontanee dell'economia e, nella accen–

tuazione delle singole politiche di in–

tervento.

Mi sembra opportuno, ancora, richiama–

re la cortese attenzione dei lettori sugli

effetti ed i problemi che la diffusione

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del progresso tecnico ed organizzativo,

in un sistema ad alto saggio di svilup–

po determina nelle attività artigiane e

nel settore dei servizi.

Le prospettive di espansione in questi

campi di attività sembrano particolar–

mente favorevoli, anche per i riflessi sui

livelli di occupazione. Affinché siano col–

te pienamente le occasioni che si offrono

in questi settori, occorre, tuttavia, favo–

rirne l'evoluzione con adeguate politiche

di sostegno, assicurando l'accesso al cre–

dito, facilitando i processi di ammoder–

namento, intervenendo con un'estesa e

continua attività di formazione profes–

sionale.

In conclusione, le nuove tecniche, se

abbandonate a se stesse, portano ad uno

sviluppo a forbice dell'economia e, al

sempre più accentuato dualismo fra aree

d'alta concentrazione industriale ed aree

caratterizzate dalla prevalenza delle atti–

vità primarie e praticamente fra aree di

benessere e aree di sottoconsumo e di

sottoccupazione.

Ma le nuove tecniche richiedono al tem–

po stesso alta produzione e larghi con–

sumi e, le industrie che le impiegano

debbono necessariamente rivolgersi ver–

so le aree sottosviluppate, per non ri–

manere affogate dalla piena delle loro

possibilità nelle aree di sviluppo inten–

sivo.

In sintesi, dunque, lo sviluppo tecnico

non lascia spazio per battaglie sindacali

meramente difensive, che sarebbero per–

dute in partenza, ma impone al sinda–

cato l'iniziativa per una lotta di grande

respiro, nella quale si giocano insieme

le sorti indissolubili del sindacato e della

democrazia.

Giuseppe Raf}o

L'innovazione,

come carattere principale

della produzione industriale,

da fatto eccezionale

è

divenuta oggi un fenomeno abituale

per tutti gli operatori italiani