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G iuseppe Raffo

Lo sviluppo tecnologico non ha prodotto

riduzioni nell'occupazione

ma ha imposto

un adattamento dei lavoratori

sia ai traguardi produttivi

delle aziende

che ai nuovi strumenti di produzione

È

opinione comune che nei prossimi anni

si accentuerà,

specialmente nel settore dell'industria,

il processo di riassetto

tecnico e organizzativo delle imprese,

anche per la pressione competitiva

in regime di mercato aperto

Innanzittutto, voglio ringraziare per la

opportunità che mi viene offerta di po- ·

ter portare a conoscenza dei lettori le

istanze e le attese dei lavoratori in re–

lazione al progresso tecnico ed organiz–

zativo del nostro apparato industriale.

Il tema è particolarmente vasto e sti–

molante, per cui ritengo necessario li–

mitare il mio breve intervento a quei

problemi che più direttamente investono

i lavoratori.

Per quanto riguarda l'influsso del pro–

gresso tecnico sui livelli di occupazione,

si possono contrapporre ai giudizi più

rigorosamente negativi due considerazio–

ni : in primo luogo l'alternativa al pro–

gresso tecnico è l'arretratezza, che in

una situazione economica competitiva

porta al crollo d'interi settori produt–

tivi e, quindi a rischi ben più gravi di

irrimediabile disoccupazione; in secondo

luogo,

il

progresso tecnico impone, cosÌ

per il suo costo come per la sua ten–

denza alla produzione di massa e ad una

elevata dinamica di mercato,

il

continuo

incremento della produzione e dei con–

sumi e, con ciò, mentre determina ri–

duzioni in senso relativo del fabbisogno

di manodopera, dovrebbe consentire nel–

l'ampliamento della produzione e dei

servizi la difesa o l'incremento dei livelli

assoluti di occupazione.

Naturalmente

il

rischio di disoccupazio–

ne tecnologica impone al sindacato da

un lato di farsi promotore d'una politica

attiva della manodopera - come previ–

sta dal Piano, - dall'altro di propu–

gnare in sede contrattuale l'adozione od

il

miglioramento di quelle norme e di

quegli istituti, che al tempo stesso sono

positivamente giustificati dagli incremen–

ti di produttività, discendono dalla lo–

gica del progresso e possono ovviare ai

rischi che esso, almeno temporaneamen–

te, comporta.

Tali sono principalmente la riduzione

della durata del lavoro, la contrazione

della stessa età lavorativa a vantaggio

dell'istruzione professionale all'inizio e

del pensionamento al termine, le garan-

zie di maggiore stabilità dell'impiego e

della retribuzione.

Inoltre, non v'è dubbio che la sempre

maggiore integrazione europea è un ci–

mento, che seleziona le forze produtti–

ve, impone degli accelerati ritmi di svi–

luppo, una migliore organizzazione del

lavoro, una più elevata produttività, co–

manda (ma al tempo stesso consente) la

diversificazione della produzione con

l'allargamento del ventaglio produttivo

ai settori

«

nuovi

»,

anche se meno tra–

dizionalmente congeniali alla nostra in–

dustria.

È

opinione comune che nei prossimi an–

ni si accentuerà, specialmente nella in–

dustria,

il

processo, già in atto, di rias–

setto tecnico e organizzativo delle im–

prese. La forte pressione competitiva cui

queste sono sottoposte in regime di mer–

cato aperto le spinge, infatti, alla ricerca

di una maggiore efficienza.

L'intensificarsi dei processi di ammoder–

namento delle tecniche produttive e di

riorganizzazione aziendale si traduce in

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