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PARTE II — DESCRIZIONE GEOLOGICA

casi provengano i gessi da una trasformazione chimica delle masse cal­

cari; come d’altra parte non si può mettere in dubbio la genesi dei

gessi puranche per idratazione di anidrite : e nemmeno è da escludersi

l’opinione che la roccia gessosa in certe circostanze sia originaria, cioè,

il risultato di depositi direttamente gessosi; nessuna delle tre opinioni

può generalizzarsi ed applicarsi a spiegare la genesi di tutte quante

le masse gessose. Notiamo l’abbondanza di pirite nel vallone di Dolonne,

le quali avrebbero potuto provvedere l’agente chimico necessario per la

solfatizzazione di calcari di varia natura che colà s’ incontrano, alcuni

dei quali, ripetiamo, sono parzialmente gessificati. Anche più dibattuta

è la questione della genesi delle carniole o calcari cavernosi, che il Favre

considera come calcari

ab origine

ricchi in nuclei cristallini di salgemma,

che sciolti ed eliminatisi avrebbero lasciato i vani : altri le considerano

come calcari brecciati ad elementi quali più quali meno solubili, per lo

che di quelli eliminati rimasero i vani irregolari e pseudopoliedrici;

queste spiegazioni non persuadono e lasciano diversi particolari inespli­

cati, come ad esempio la farina dolomitica o silicea che occupa molte

volte quelle cavità. Senza discutere la genesi delle carniole noi ci limi­

tiamo a far osservare che desse passano quasi sempre insensibilmente a

banchi calcari dolomitici del tipo brecciato (Villanova), epperò possono

nel maggior numero dei casi riconoscersi come prodotto di trasforma­

zioni speciali di detti calcari, e che in molti casi contengono frammenti

di rocce circostanti come se di posteriore formazione avessero incon­

trato ed inglobato quei frammenti, come succederebbe di un tufo cal­

careo che si formasse oggidì: non potrebbero in molti casi le carniole

non essere altro che tufi antichi? E non saranno poi molte carniole

niente altro che tufi anche recenti costituitisi là ove esistono rocce

calcari? È uno studio che meriterebbe di richiamare l ’attenzione di

qualche cultore della chimica geologica.

In valle d'Aosta, in valle di Susa ai calcari

triasici

si uniscono delle

quarziti bianche, o verdicce, tabulari, a spalmature talcose. Si aggiun­

gono infine ivi ed altrove schisti alluminosi, ardesiaci di tinte svaria­

tissime, schisti talcosi, alluminosi, arenacei, ftanitici, dei quali ci occu­

peremo nell’esame delle diverse sezioni atte a darci conto della reciproca

posizione stratigrafica delle varie forme petrografiche. Per ora ci con­

tenteremo di un rapido cenno. Nei monti di Courmayeur ai calcari

tria­

sici

, ai gessi, alle carniole si intercalano:

Schisti alluminosi ardesiaci neri, o grigio-scuri;

Schisti talcosi grigiastri;

Schisti talcosi verdastri;

Schisti alluminosi lucenti piritiferi, i quali trovandosi in rapporto