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PARTE II — DESCRIZIONE GEOLOGICA

e quello dal Gastaldi chiamato della Dora-Maira. Nella zona del M. Bianco

la costituzione stratigrafica sarebbe, secondo il Lory, più complicata, e

per esporre con chiarezza l’opinione del Lory in riguardo, sarà più op­

portuno riprodurre quasi testualmente le sue conclusioni in riassunto

contenute in una nota pubblicata nel 1878. Gli schisti cristallini di

questa zona sono generalmente fortemente raddrizzati e furono ricoperti

sulle loro testate da depositi sottili discontinui

triasici

, poi da un man­

tello generale di

lias

e di altri piani

giurasici.

Per contro sovente i

grès del

carbonifero

sono in parallela stratificazione cogli schisti cri­

stallini stessi; per conseguenza il raddrizzamento di questi sarebbe av­

venuto tra il depositarsi del

carbonifero

e quello del

trias.

I movimenti

sopravvenuti più tardi dopo la deposizione del

giurasico

sembrano rias­

sumersi in un sollevamento generale della zona seguito dalla disloca­

zione per sprofondamento delle rocce antiche in corrispondenza di faglie

determinatesi nel movimento, e dal ripiegarsi ed adattarsi dei terreni

secondarii

nelle depressioni così prodottesi, senza però che ne avvenisse

rottura in questi ultimi depositi, stante la loro relativa flessibilità;

quei lembi di terreni cristallini che rimasero emergenti dalle lacerazioni

di questo mantello

secondario

formerebbero oggidì i gruppi cristallini

della zona come frammenti di una delle catene primitive ; tanto che, se

si fa astrazione dai dislocamenti prodotti in diverse epoche per opera

di rotture, si potrebbe ritrovare, dice il Lory, la regolarità analoga a

quelli del gruppo della zona del M. Rosa. Riguardo al M. Bianco il

Lory così si esprime:

« De même aussi, à l ’extrémité Nord de la même chaîne des Alpes

« Occidentales, les deux massifs du Brévent et du M. Blanc se sont

« séparés l ’un de l ’autre par les failles qui ont déterminé l’affaissement

« du

lias

dans l ’emplacement actuel de la vallée de Chamonix. Ces

« deux massifs, comme l’a très bien indiqué Cordier, ne sont que deux

« parties d’un même ensemble, ce sont deux portions d’une grande

« chaîne de ploiement, qui était probablement le prolongement de celles

« des Alpes Occidentales. À la partie centrale de cet ancien relief ap« partient le Brévent, formé de gneiss et de micaschistes, tandis que

« le M. Blanc, comme la grande crête orientale du massif de Pelvoux,

« est formé par l’étage supérieur, par les talcschistes et par la proto-

« gyne, qui leur est subordonnée. Le M. Blanc n’est donc point com« parable à une voûte centrale de soulèvement; il n’est que le flanc

« oriental d’une ancienne chaîne, dont le flanc occidental a disparu

« complètement sous une épaisse couverture de terrains

secondaires.

11 ne

« me parait pas impossible que le M. Blanc soit formé pas un rempli

« concave, en forme de V très aigu, de l’étage supérieur des schistes