

DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI TORINO
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i resti di quella famosa muraglia di 200 metri d’altezza, e lunga in
traverso della valle per lo meno un chilometro e mezzo, se non più,
che avrebbe dovuto arrestare una massa d’acqua di 8 chilometri di lun
ghezza per 2 di larghezza a 200 metri di spessore, cioè di 3200 mi
lioni di metri cubi pesante sulla diga con 3200 milioni di tonnellate:
e la muraglia era indispensabile giacché mai da che esistono quei monti
le rocce s’incaricarono di funzionare da consimile sbarramento.
La cappella di S. Minatore, al principio della discesa degli Scalari,
si volle dedicata a questo santo che a mine avrebbe aperto la diga roc
ciosa e svuotato il lago : un sacrario dedicato ad un santo minatore
trova il suo posto al principio di un bacino, ove nei secoli passati, ed
ancora nel presente secolo si lavorava fortemente alla estrazione di mi
nerali plumbo-argentiferi alla Cuccagna (m. 3162), alla Bellagarda (m.
2929) senza bisogno che questo santo si incaricasse di una bisogna così
gigantesca. Non manca ancora che di trovare i battelli che navigavano
sul lago di 16 chilometri quadrati.
E se pure in altri tempi le rocce di destra si continuavano non in
terrotte con quelle di sinistra, ciò poteva essere o prima od anche dopo
il
periodo glaciale,
chè movimenti posteriori a questo avvennero, come
lo dimostrano rocce levigate arrotondate, divise da lacerazioni assai grandi
nel valloncino di Destrera, sempre però in tempi in cui l’uomo non abi
tava queste regioni ; e pure di tali mutamenti geologici mancano sul
luogo tracce evidenti.
9.
Il quaternario nella valle della Dora JBaltea;
formazioni glaciali, valli originarie della Dora Haltea.
E siamo giunti alla grandissima valle della Dora Baltea superante i
3000 chil. quad. di superficie e nella quale i fenomeni
quaternarii,
in
ispecit i1
glaciale,
si svolsero in scala grandissima e dal
glaciale
ap
punto cominciamo.
Durante il
periodo glaciale
la vai Veni e la vai Ferret erano ingombre
da due grandi correnti di ghiaccio che giunte al piede Nord Ovest di
M. Chétif e di M. de la Saie si cozzavano di fronte o quasi, si compri
mevano a vicenda, si ripiegavano per modo da incanalarsi nella depres
sione corrispondente al
thaliveg
di vai d’Aosta e vi discendevano in
enorme ghiacciaio dello spessore di ben 800 metri, che, rinforzato lungo
tutta la valle di Aosta, dagli affluenti glaciali laterali riusciva a sboc
care nella valle del Po ed a costruirvi, espandendosi, il magnifico anfi
teatro di Ivrea, unico per ampiezza e classico fra gli altri.