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PARTE li — DESCRIZIONE GEOLOGICA

paleontologico abbastanza diverso da quello tipico che si osserva nel-

VAstigiano, per cui non è facile riconoscerlo.

Qui l’autore non accenna

più a sostituzione graduale del

villafranchiano

all

'astiano

come nella

memoria precedentemente esaminata per la parte che tocca l’argomento che

ci preoccupa ; dice (pag. 5) :

nella valle della Stura di Cuneo seguendo

passo passo lo sviluppo del villafranchiano tipico e fossilifero dalla

regione astese verso monte, lo vidi gradatamente modificarsi ed acqui­

stare il facies dei depositi conglomeratici (ceppoidi) subalpini, che finora

includevansi generalmente dai geologi nel quaternario.

Già dicemmo come l ’inizio del

quaternario

si presenti diversamente

alla falda appenninica ed alla falda alpina; le meno poderose correnti

appenniniche dilagarono, giunte al piano, e sulle sabbie dell

'astiano

di­

stesero un ampio rivestimento, non troppo potente relativamente, di

ghiaie di dimensioni modeste, di sabbie, di melme, su cui si svolse ricca

vegetazione, alimento a torme di grossi mammiferi; le poderosissime cor­

renti alpine più localizzate da valli più profonde eressero colossali co­

noidi di deiezione, ove ciottolose e grossolanamente, ove ad elementi più

fini, e nei lembi, nei solchi

interdiluviali

si accolsero marne od argille

e sabbie ; come pure all’inizio di quella formazione, meno violenta essendo

la foga delle correnti può essersi costituito un substrato di argille, sabbie

e

ciottoli minuti. Cessato lo sviluppo delle

alluvioni postplioceniche,

o

se si vuole del

villafranchiano,

seguitò ancora per molto tempo la for­

mazione del

diluvium antico.

Natura non agisce per salti; e là ove al

regime appenninico subentrava poco alla volta l’alpino, allontanandosi

dall’Astese verso le Alpi, nulla di strano e meno naturale che dall’una

si passi gradatamente all’altra formazione, senza però che se ne possa

conchiudere a perfetto e completo, diremmo forzato, sincronismo, ed a

completa equivalenza; agenti costruttori diversi per energia, durata di

costruzione, caratteri diversi ci conducono a mantenere distinte le due

formazioni, che nelle regioni ove assunsero i caratteri tipici, sono asso­

lutamente e spiccatamente diverse.

Già notammo come non sia possibile nell’ alveo della Dora Riparia

separare dalla generale massa del conglomerato del

diluvium recente

quegli strati conglomeratici durissimi che l’autore dice ricordare già il

villafranchiano subalpino,

il quale noi non ammettiamo giacché il

villa­

franchiano

tipico è formazione prettamente appenninica, epperò non può

trovarsi al piede alpino ove si formò invece il

diluvium antico.

Nel cono di deiezione,

diluvium antico,

della Stura di Lanzo, nelle

vallette più profondamente incise appaiono, secondo l’autore, strati in­

cludibili nel

villafranchiano

e prende l’autore ad esempio la vailetta della

Fandaglia incisa 80 metri sotto la superficie dell’altipiano della Vauda