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quella corrente

diluviale

ebbe periodi di estrema e minima potenza, du­

rante i quali portava materiali più o meno grossolani. In valle di Lanzo

esistono rocce feldispatiche, epperò anche nel

diluvium

della Stura si

trovano tali intercalazioni. Vengono le fìlliti ; forse che in allora una

flora forestale ed arbustacea non ricopriva parte dei versanti delle valli

donde provenivano le correnti

diluviali?

Stringendo, noi non troviamo

nello esposto del Sacco alcuna buona ragione per scindere in due una

formazione che, e nel suo assetto generale e nella sua costituzione fisica,

si manifesta unica, figlia di un solo fenomeno perdurante per tempo

assai lungo dall’inizio del

quaternario.

Che i ciottoli in certe lenti sieno

dilavati, è cosa che si verifica anche oggidì nella formazione delle

al­

luvioni;

il dilavamento è generalmente posteriore al deposito per l’acqua

filtrante con certa libertà e velocità ; e le lenti argillose possono essere

la conseguenza di dilavamento di masse superiori; la porzione maggiore

del cono non è dilavata, cioè è commista con terra giallo-rossastra, per

ciò che o per violenza e rapidità di trasporto e di abbandono il dila­

vamento non ebbe agio a compiersi, oppure per formazione posteriore

della terra per alterazione fisico-chimica dei materiali stessi del

diluvium,

caso più frequente e naturale. In una parola qui abbiamo niente altro

che un’ unica formazione

diluviale antica, quaternaria

equivalente al

così detto

villafranchiamo

subalpino che per noi è

diluvium antico

, ma

per nulla al

villafranchiano

tipico, formazione di origine appenninica,

quaternaria.

Alcune lenti di conglomerato sono perfettamente cementate

e molto saldamente; la maggiore o minore saldezza dei conglomerati

per cementazione è fatto dipendente da circostanze speciali, locali, e non

ha valore come distintiva tra formazione e formazione.

Nel 1886 il Sacco pubblicava una carta alla scala del V

25000

del ba­

cino

morenico

di Rivoli; in essa non rivelansi sensibili differenze da

quella inedita, quantunque nota a moltissimi, compilata sulle osserva­

zioni del Gastaldi e dell’autore del presente lavoro. Non sappiamo se il

Sacco abbia pubblicato un testo ad indispensabile esplicazione di una

carta geologica; se la pubblicazione ebbe luogo noi non abbiamo avuto

la fortuna di averlo in esame questo testo. Del resto ripetiamo, sostan­

zialmente le indicazioni contenute nella carta del Sacco, tranne qualche

piccola variante di non grande interesse, sono quelle stesse contenute

nella carta geologica provinciale esposta da noi nel 1884 alla Esposi­

zione Nazionale di Torino, depositata presso gli Uffizii della Provincia,

e compilata sulle osservazioni specialmente nostre e del Gastaldi.

Nel 1886 ancora il Sacco dava alla luce una sua nota col titolo;

I

bacini torbiferi di Trana e di Avigliana,

pubblicata nel

Bollettino del

Club Alpino Italiano.

È accompagnato il lavoro da una cartina geo-

B

aretti

,

Geologia della proc. di Torino.

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DEL TERRITORIO DELLA. PROVINCIA DI TORINO

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