

■marnosi grigiastri, che indicano trovarsi a poca profondità il
piacentino;
egli è a Nord Est di Levone, nel Ilio di Cà Vietton, tra Crosaroglio
Superiore ed Inferiore, che constatò strati argillosi, sabbiosi, anche
ghiaiosi, grigio-bleuastri, a stratificazione talora alquanto irregolare e che
hanno molto l’aspetto dei terreni
piacentini.
Siamo nell’ambito del
di
luvium antico
della Viana e precisamente nel solco tra quelle che pos
siamo chiamare
colate
a Sud Ovest ed a Nord Est di Pesmonte, di cui
già ci siamo occupati. Notiamo che siamo alle solite alternanze di ter
reni che l’autore chiama marnosi e che noi preferiamo chiamare argil
losi, e di lenti, meglio che strati, sabbiose, sabbioso-argillose, ghiaiose.
È la ripetizione di quanto si verifica nella vailetta della Fandaglia.
Notiamo ancora che in genere non abbiamo vera stratificazione, o, se si
vuole, abbiamo la pseudostratificazione di materiale d’origine fluviale o
torrenziale. Questi terreni hanno molto l’aspetto dei terreni
piacentini,
ciò che non vuol dire siano
piacentini;
questi nella maggioranza sono
marini, fossiliferi e decisamente marnosi; mancano ivi i fossili, salvi
tronchi di legnami e filliti che come per la vailetta della Fandaglia
possono rappresentare la preda fatta dalle correnti
diluviane quater
narie
sui versanti montuosi. Quali argomenti porta l’autore per rite
nerli
piacentini ?
I o
che un facies affatto simile osservasi in depositi
attribuibili al piacentino superiore esistenti presso Chiavazza nel
Biellese;
sta poi a vedere se questi depositi del Biellese sono riferi
bili realmente al
piacentino,
o se per giungere a tale conclusione
non si sia accontentato l’autore degli stessi argomenti che lo condussero
a fare del
piacentino
dei terreni in questione ; ed ammesso pure che tal
sia il fatto, ci domandiamo se basta analogia od identità di
facies
indi
cante analogia od identità di natura di agenti formatori per argomen
tare ad identità cronologico-stratigrafica ; 2°
che questo deposito trovasi
contro le falde per modo che si formò probabilmente in vicinanza della
foce di qualche piccola corrente terrestre;
ma ciò indica un meccanismo
di formazione che può essersi verificato in tempi geologici diversissimi,
non ha alcun valore per concluderne che tali depositi siansi fatti in
tal modo proprio ed esclusivamente nel
periodo piacentino.
Già noi ab
biamo spiegato come le correnti
diluviali
possano aver creato a diverse
riprese alternanze di letti e banchi argillosi e ghiaiosi; anche supe
riormente nella massa del
diluvium
in quel luogo troviamo lenti
argillose, che sono utilmente escavate per applicazione alla ceramica;
possiamo ancora aggiungere che ivi le accidentalità rocciose possono aver
dato luogo ad aree di ristagno ove le melme argillose e materiali piìt
fini ghiaiosi hanno avuto agio a depositarsi più tranquillamente e rego
larmente ; la disposizione poi delle formazioni non indica un deposito in
DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI TORINO
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