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PARTE II — DESCRIZIONE GEOLOGICA

astiano,

in cui si possono raccogliere impronte di fossili marini e filliti

e che preludiano al

piacentino;

almeno qui abbiamo documenti certi,

non ghiaie, non ciottolame, ma sabbie e marne con fossili marini ; noi

non conosciamo questo lembo, ma sulla asserzione dell’autore non esi­

tiamo a constatare ivi la presenza del vero

pliocene.

Vero

pliocene

ed

astiano,

a nostro avviso, è la breccia fossilifera del ponte dei Preti, sulla

Chiusella; vede l’autore che anche in condizioni identiche a quelle di

Levone, cioè in posizione dove potevano sboccare correnti, la vita marina

si sviluppava ed ampiamente. Il

facies fossaniano

che l’autore riconosce

in questo conglomerato fossilifero non ha che fare coll’aspetto che presen­

tano i depositi di Levone dall’autore caratterizzati come

fossaniani.

Nell’interno dell’anfiteatro il Sacco segnala ancora

Yastiano

nella

Borra o Druina grande, con sabbie e marne gialle o grigiastre ; come

pure nella Boriana, ricoperto ivi da lenti ghiaioso-ciottolose includibili

nel

fossaniano;

ritorniamo al

fossaniano

problematico.

Già osservammo a suo tempo come il Sacco non creda di rilevare altri

lembi

pliocenici

nel bacino eporediese, considerando quelli rilevati in

ispecie dal Bruno come residui di rimaneggiamento glaciale; noi non

sottoscriviamo senza riserva all’opinione dell’autore. Veniamo al

fossa­

niano;

esso assume secondo l’autore il

facies

di depositi fluviali che

costituiscono il

villafranciiiano,

ed eccoci nuovamente nel caso dei giaci­

menti di Levone. Nella vailetta dei Talantini si hanno argille nel

fos­

saniano, pseudovillafrancliiane,

lignitifere, escavate per uso di ceramica.

Nelle colline di Castellamonte e Vivario si hanno 100 metri di potenza

giungendo fino alla regione Vespia. Ma in tutta questa località l’au­

tore ingloba nel

fossaniano

formazioni

diluviali quaternarie.

Nel val­

lone Talantini si trova ancora un lembo di vero

astiano,

almeno a nostra

opinione, ma con fossili marini, e sovra di esso si ha la gran massa pro­

teiforme del

diluvium antico,

lembo di cui non ci pare faccia cenno

l’autore. Così pure il Sacco riferisce al

fossaniano

le formazioni ghia-

ioso-marnose tra il vero

pliocme

ed il

morenico

che vanno riferite qui

non più al

diluvium antico,

ma al

diluvium recente,

cioè allo espandi­

mento laterale del cono di deiezione della Baltea,

preglaciale.

Fuori poi del bacino

morenico

eporediese, ad Est, il Sacco riferisce

ancora al

fossaniano

i banchi sabbioso-ghiaioso-ciottolosi presso Mon-

grando, che fanno parte del

diluvium antico.

Ci pare inutile ripetere

per questi lembi

intra

ed

extramorenici,

questi ad Ovest e ad Est,

contro l’opinione enunciata dal Sacco quelle istesse considerazioni che

già svolgemmo per terreni identici ad ovest dell’Orco.

Probabilmente molto del

pliocenico

(fossaniano

, o

villafranciiiano

od

anche

astiano

) dal Sacco ammesso nel Biellese e più all’Est va ricon