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PARTE II — DESCRIZIONE GEOLOGICA
canismo, questo sincronismo non gli è riuscito evidentissimo, quale non
potrà mai riuscire: cionullameno il lavoro del Sacco è pregevolissimo, ed
il primo in cui siano ben tratteggiate le caratteristiche del così detto
loess
delle colline torinesi, e la sua distribuzione sui due versanti.
Fra i depositi
quaternarii
, in rapporto col territorio collinesco torinese
traspadano dobbiamo accennare anzitutto alle
alluvioni postplioceniche
o
villafrancliiane,
di cui già precedentemente abbiamo dovuto occuparci
nel corso del presante lavoro. Questa è una formazione esogena alla
regione collinesca, cioè il materiale di costituzione è in massima di prove
nienza appenninica; rappresenterebbe il primo effetto dell’azione di cause
geologiche che sull’inizio del
quaternario
ha sostituito quella che an
tecedentemente dava origine a sedimenti marini nei mari
pliocènici.
È
inutile ora ripetere,quanto già abbiamo esposto a sostegno della nostra
opinione, di ritenere
quaternarie
piuttosto che
plioceniche
queste
allu
vioni.
Esse sono rappresentate da depositi ghiaiosi, sabbiosi e marnosi,
con fossili, or più or meno abbondanti, terrestri e di acqua dolce, epperò
di origine fluvio-lacustre; sono le
alluvioni
che ricolmarono le depres
sioni residue sull’area recentemente sollevata dalle profondità dell’ultimo
mare
pliocenico
,
Vastiano.
Queste
alluvioni postpliocenichc
si sovrap
pongono alle sabbie
astiano
e si sviluppano in un seno compreso
tra Cambiano, Chieri, Riva di Chieri, ed i confini della Provincia verso
Villanova d’Asti, alla falda collinesca, e Cambiano, Santena, Villastel-
lone, Carmagnola fino al confine provinciale verso Sommariva Bosco, dal
lato del Po; limiti questi approssimativi. Dal lato del fiume nominato
vengono le alluvioni
postplioceniche
in rapporto con formazioni di ori
gine alpina, di cui diremo or ora, mentre ad Est si sviluppano verso
l ’Astigiano arricchendosi della fauna terrestre e d’acqua dolce caratte
ristica specialmente da Villanova, Ferrere a Villafranca d’Asti nella lo
calità classica per il ricchissimo ossuario ben conosciuto dai geologi.
Nel tratto poi verso il Po a valle dei luoghi ultimi indicati com
paiono, come dicemmo,
formazioni diluviali
ricoperte da strati più o
meno potenti di
loess
, di cui diremo in seguito; esse non sono che lembi
dei
diluvium
provenienti dalle diverse vallate alpine o coni di deiezioni,
che spingendosi ad Est hanno obbligato le acque padane a stringersi
contro le colline torinesi, e più a valle contro quelle del Casalasco.
Cionullameno varianti posteriori nel corso del Po hanno inciso gli estremi
lembi di queste formazioni alpine, per cui delle porzioni più o meno
ampie si trovarono sulla destra del Po, come tra Carmagnola e Monca-
lieri. Il materiale ciottoloso di questo
diluvium
, del quale ci siamo già
occupati a suo tempo, non è perfettameute visibile che nelle balze di
erosione verso i torrenti, scarsi d’altronde in quei luoghi, e lungo il Po,